Lunga intervista rilasciata da Cristiano Lucarelli ai microfoni di TuttoSport. Queste le parole del tecnico livornese evidenziate da TuttoCalcioCatania.com:
“Già stimavo ed apprezzavo la FeralpiSalò negli anni passati. La proprietà è molto seria, investe da tanti anni. Avevano anche prima un bravo allenatore, rimpiazzandolo con Toscano che ha vinto dei campionati e fatto abbastanza bene in B. E’ uno dei tecnici più bravi della categoria. Se avessi dovuto scegliere, probabilmente non avrei preferito di pescare la FeralpiSalò. Per chi non segue bene i tre gironi di Serie C può essere ingannato dal fatto che questa squadra rappresenti un paese. Ma dietro possiede una organizzazione importante, tale da ben figurare anche in Serie A. Anzi credo che neanche in A ci siano presidenti dalle capacità economiche del proprietario Pasini”.
“Sono riuscito a trovare un equilibrio nel contesto di una stagione difficile, in una piazza molto umorale dove gestire determinati risultati, tipo il 5-0 di Monopoli, diventa veramente complicato. Come complicato è il contrario. Nel senso che abbiamo vinto anche 6-0, 6-1, 5-2 in trasferta o 4-0 a Catanzaro. Siamo stati bravi anche lì a mantenere la linea della tensione nella maniera giusta. Quando alleni in una piazza calda come questa è molto alta la possibilità che ti scivolino le cose di mano. Nei momenti topici della stagione siamo sempre riusciti a tenere in pugno la situazione. Per uno come me che non è mai stato tranquillo per natura, quest’anno comunque vada mi avrà fatto crescere professionalmente e caratterialmente. Ho conosciuto lati di me che non avevo mai evidenziato nella mia vita. Il Catania è stato bravo a tirarmeli fuori”.
“Io fin dal primo giorno ho avuto l’impressione che la squadra si fosse un pò rasserenata con il mio arrivo. Magari per i miei trascorsi calcistici e l’immagine che davo di me stesso. Sono una persona carismatica e caratterialmente forte. Questo ha conquistato in qualche modo i calciatori, ha avuto il suo peso. Poi siamo riusciti a dare un’impronta diversa al Catania versione trasferta. Tradizionalmente la squadra ha sempre fatto fatica fuori casa. L’anno scorso ha riportato solo due vittorie esterne, in questa stagione 10 che rappresentano il record assoluto nella storia del club. Quando la squadra ha dimostrato di avere lo stesso piglio in casa e trasferta, ho capito di avere portato qualcosa di mio trasferendola ai ragazzi”.
“Possiamo e dobbiamo fare qualcosa di più nella gestione delle gare casalinghe. Stiamo lavorando per questo. I miei collaboratori Vanigli e Conticchio mi dicono che spesso faccio dei gesti istintivi durante le partite. Razionalmente non me ne sono mai accorto, soprattutto quando arriva il cross faccio istintivamente il gesto del colpo di testa (ride, ndr). Io ho deciso di fare lo sport prima come calciatore, ora da tecnico, uno sport dove si rimane nell’immagine delle persone solamente se si vince. Uno cerca sempre di metterci anche il lato umano in tutto quello che fa, ma alla fine la differenza la fanno i risultati. Non so se è giusto o sbagliato. Potremmo fare tutti di più per migliorare lo sport e la vita in generale. Tutti si lamentano ma nessuno fa niente per cercare di fare qualcosa di positivo per il calcio, questo mi fa arrabbiare. Come chi non va a votare. Protesti e ti arrabbi, ma se non voti non hai il diritto di lamentarti. Nella vita bisogna prendersi sempre delle responsabilità, non vivendo in grigio. Altrimenti sarebbe una vita inutile”.
“Ho scelto di abitare a Torre del Grifo perchè ad ogni pareggio la mia panchina veniva data in bilico. Allora mi sono chiesto chi me lo facesse fare di prendere una casa, pensando che magari dopo 3 giorni mi avrebbero mandato via! Devo dire che mi piace la passione morbosa con qui questa città vive il calcio. Ho giocato a Napoli, trovo delle similitudini incredibili tra le due città. Ad esempio 48 ore dopo la sconfitta il catanese ed il napoletano sono in grado di farti qualsiasi cosa. Ho avuto la fortuna di sviluppare delle amicizie anche abbastanza solide sul territorio”.
“Oggi la Serie C è un qualcosa che il catanese non riesce a sopportare. Rappresenta un abito troppo stretto perchè i ricordi sono ancora molto vicini rispetto ai tempi della A. Per il catanese esiste solo Sant’Agata ed il Calcio Catania ed in effetti è così. Basta questo per meritare almeno la B. Avere accettato per un allenatore come me, alle prime armi, di sedere su una panchina così prestigiosa cercando di rilanciare le sorti della squadra in un momento delicatissimo della sua storia penso sia stato da matti. Ma ho accettato la sfida, conoscendo le difficoltà di questa categoria e di tante componenti. L’eventuale promozione in B sarebbe qualcosa d’incancellabile. Vogliamo cercare di trovare la maniera di spendere anche una goccia di sudore in più per riuscire a centrare quest’obiettivo”.
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