L’ex attaccante del Catania Carlo Borghi, intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com, si sofferma sul mancato raggiungimento del primo posto dei rossoazzurri confidando anche nell’unione del gruppo e nella spinta dei tifosi in chiave Play Off:
Carlo, che idea ti sei fatto del primo posto sfumato?
“Purtroppo secondo me il Catania è mancato nei momenti decisivi. Si era ripreso abbastanza bene, però forse non ha avuto una continuità da primatista. Troppi passi falsi per mantenere il ritmo del Lecce. Nell’arco di un campionato tutte le squadre hanno un momento di calo fisico. Il Catania non ha saputo approfittare della flessione fisiologica dei salentini”.
Il Catania ha sprecato delle ghiotte opportunità in casa, come te lo spieghi?
“Da esterno non è facile dare una spiegazione. Il fattore casalingo è sempre stato fondamentale per il Catania, ma paradossalmente la squadra è venuta a mancare soprattutto nelle ultime partite interne malgrado la spinta di un pubblico straordinario. Di solito la presenza di 20mila tifosi ti dà una carica in più. Forse troppa voglia di fare ha inciso in negativo. Una volta che passi in svantaggio e crollano le buone intenzioni, se non hai il carattere necessario per rimettere in piedi la partita fai fatica”.
Tanti giovani si stanno mettendo in mostra ma, forse, tanta pressione addosso non è semplice da reggere per loro?
“I giovani si trovano in una piazza molto esigente, con un pubblico numeroso che pretende sempre il massimo. Quindi può anche darsi che i giovani possano incontrare qualche difficoltà. Mi sembra, comunque, che ci sia il giusto mix di gente giovane ed esperta. Devono essere i Lodi, i Biagianti a trascinare questi ragazzi. La piazza di Catania è difficile ma può portarti alle stelle. Ricordo che quando venni a Catania provenivo dal Grosseto, un piccolo club, e mi fece effetto trovare un pubblico incredibile come quello etneo. Anche agli allenamenti c’erano tantissimi tifosi a seguirci. Già il primo impatto con Catania e la tifoseria fu notevole. Il calore della gente mi trasmise la carica giusta, dando qualcosa in più”.
Stagione 1979-80, Catania promosso in Serie B. Che ricordi conservi di quel gruppo e con chi hai legato di più?
“A Catania ho vinto il mio unico campionato in carriera. Alcuni degli anni vissuti sono stati anche sofferti, ma nella sofferenza comunque intensi e bellissimi. Sei stagioni ho trascorso in rossoazzurro, praticamente buona parte della carriera passata a Catania. Io sono rimasto in ottimi rapporti con tutti. Morra, Gigi Chiavaro, Sorrentino, Labrocca, Barlassina… eravamo un mix di giovani ed esperti, un grande gruppo che ci portò a disputare un torneo strepitoso”.
La forza del gruppo potrebbe essere determinante anche in un momento come quello attuale per il Catania?
“Io ho sempre creduto nello spogliatoio, nell’unità d’intenti. Se tutti remano nella medesima direzione, alla fine qualche risultato in più lo ottieni. Se il gruppo non è unito diventa tutto difficile. Lo spogliatoio è fondamentale, soprattutto nei momenti delicati. Il Catania di oggi mi pare che abbia un gruppo che nelle difficoltà ha saputo reagire. Avere confermato la guida tecnica di Lucarelli significa anche che lo spogliatoio è compatto, altrimenti non credo che l’allenatore sarebbe rimasto”.
Tutto si deciderà ai Play Off. Come vedi il Catania in questo contesto?
“La formula dei Play Off è cambiata. Adesso diventa un terno al lotto. Alla fine arriveranno in fondo le squadre che hanno concluso i gironi ai primi posti secondo me. Poi chissà. Il calcio è strano, ma non credo ci saranno sorprese. Se il Catania concludesse al secondo posto avrebbe una buona iniezione di fiducia, in ogni caso poi subentrano tanti fattori. La condizione fisica conterà più d’ogni altra cosa ai Play Off. Il pubblico rossoazzurro dovrà fare la sua parte, sono convinto che accorrerà numeroso allo stadio”.
Si ringrazia Carlo Borghi per la gentile concessione dell’intervista.
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