AGGRESSIONE ULTRAS CATANIA, la testimonianza di due delle vittime: “Violenza immotivata ed inaudita, volevano massacrarci”

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La redazione di strettoweb.com raccoglie le testimonianze di due delle quattro vittime (docenti universitari di Reggio Calabria, ndr) della vile aggressione effettuata da ultras del Catania nei giorni scorsi in Calabria. Testimonianze di seguito riportate:

TESTIMONIANZA UNO

“Preg.mi, la presente per informarVi di un evento delittuoso perpetrato in data 29 aprile 2018, da un nutrito gruppo di violenti a carico di quattro docenti impegnati a seguire un coso di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, presso l’università della Calabria. Vi scrivo ancor prima che da cittadino da docente figura professionale a cui è affidata l’educazione e l’istruzione che non possono, che essere attuate attraverso il buon esempio tanto dentro la classe quanto fuori (premessa questa propedeutica a tutto ciò che leggerete)”.

“Vengo subito ai fatti, con l’auspicio che quanto riferito abbia la massima ricaduta mediatica, affinché tutti siano informati su ciò che può accadere a degli onesti lavoratori in marcia su un’autostrada. Io e tre colleghi ci trovavamo a bordo di un’autovettura di marca Fiat modello MULTIPLA (da me condotta), diretti da Reggio di Calabria direzione Arcavacata di Rende, ove siamo impegnati a seguire un corso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico quando sull’A2 (Autostrada del Mediterraneo già A3 Salerno Reggio Calabria) superato lo svincolo di Pizzo Calabro venivamo affiancati da due furgoni e una jeep che intimavano insistentemente di fermarci, con l’ingenuità e la diligenza di onesti cittadini pensavamo inizialmente fosse una segnalazione di un malfunzionamento dell’autovettura e quindi rallentavo la marcia per guadagnare una posizione sicura sulla corsia di emergenza”.

“Durante la predetta manovra mi accorgo che delle persone a bordo del furgone che ci precedeva stavano indossando il passamontagna mentre uno dei passeggeri scendeva dal furgone con una cinghia in mano, al che riprendo immediatamente la marcia dando notizia tempestiva dell’accaduto al 113 mentre i due furgoni e la jeep cominciano un inseguimento spaventoso sul quale non riescono ad avere la meglio solo grazie alle mie abilità di guida. Informo il 113 che mi sarei diretto verso la locale stazione di polizia stradale di Lamezia Terme (CZ) chiedendo comunque il soccorso delle pattuglie. Uscito allo svincolo A2 di Lamezia Terme, con i furgoni, la jeep e altre auto alle calcagna provo ad accedere al posto di polizia stradale, trovando l’accesso sbarrato per via di lavori e non conoscendo la direzione dell’accesso sostitutivo decido di recarmi alla posto di polizia ferroviaria della stazione di Lamezia Terme unico presidio vicino da me conosciuto (sempre più incalzato e inseguito dai malintenzionati a bordo dei due furgoni e jeep), non vedendo agenti all’ingresso decido di fare un giro dell’isolato per persuadere gli avventori dall’azione criminale senza successo, al che mi riporto in prossimità della stazione ed una volta arrestata l’autovettura sento un colpo sferrato da uno degli avventori che manda il lunotto posteriore in frantumi sottraendo dal cofano due zaini di proprietà dei colleghi, invito questi ultimi (completamente paralizzati dall’agguato perpetrato sottolineo con modalità terroristiche sotto gli occhi di numerosi spettatori) a stare calmi e a serrarsi dentro l’autovettura mentre io guadagnavo fulmineamente l’uscita per raggiungere il posto di polizia ferroviaria chiedendo aiuto e gridando a gran voce ……ci vogliono massacrare…… in questo istante intercetto un’agente di polizia che ravvisato il pericolo chiama i colleghi e raggiungiamo assieme il luogo dell’agguato, qui lo scenario appare subito drammatico: persone incappucciate e non che massacrano con immotivata e inaudita violenza due dei tre colleghi mentre uno degli assalitori introduce un fumogeno incendiario tra i sedili anteriori per provocare l’incendio dell’autovettura ove era seduto un collega invalido che oltre a riportare ustioni alle gambe veniva colpito con inaudita gratuita violenza da un criminale che gli sferra un pugno che lo pone in condizioni di semi incoscienza”.

“Nello stesso tempo il poliziotto si vede costretto a estrarre l’arma sparando alcuni colpi in aria allo scopo di disperdere gli aggressori che alla vista degli altri agenti nel frattempo sopraggiunti fuggono a bordo dei 2 furgoni e della jeep. Vengono immediatamente chiamati i soccorsi che in pochi minuti raggiungono il luogo dell’attentato (perché di tentato omicidio si tratta) intanto provvedo io stesso (grazie ad un estintore messo a disposizione dal vicino Grand Hotel Lamezia) a estinguere l’incendio ormai divampato nell’autovettura a metano scongiurando una strage. Due dei colleghi vengono soccorsi e trasportati in ospedale dove gli vengono diagnosticati traumi e ustioni mentre io e un altro collega rimaniamo a disposizione dell’autorità giudiziaria per fornire loro il maggior numero possibile di dettagli affinché fossero incisive tutte le azioni tese ad assicurare alla giustizia gli autori dell’agguato. Sul posto intervengono vari corpi speciali di polizia per le indagini del caso. Io e i colleghi veniamo condotti in commissariato rimanendo volontariamente fino a tarda notte a disposizione delle autorità di pubblica sicurezza coscienti del potenziale criminale degli aggressori. Tengo a precisare nessuno di noi in nessun istante del racconto ha mai pensato di reagire e/o infierire (peraltro con un collega invalido) su di loro, tutti abbiamo protetto il nostro volto con le mani gridando siamo docenti lasciateci stare cosa volete, affidandoci esclusivamente alle forze di polizia chiedendo loro aiuto. Circostanza questa ultima peraltro confermata e accertata grazie a testimonianze dei presenti (tra cui agenti di pubblica sicurezza) e delle numerose telecamera di sorveglianza”.

TESTIMONIANZA DUE

Eravamo diretti all’Unical come tutte le domeniche da quasi un anno io, residente nella fascia jonica reggina, ed altri tre docenti di Reggio Calabria per un corso di aggiornamento professionale a bordo di un’auto fiat multipla.
Io ed un altro mio collega eravamo seduti nel sedile posteriore, mentre in quello anteriore il conducente ed un altro docente.
Siamo partiti da Reggio Calabria verso le 6:50. A meno di dieci chilometri dallo svincolo autostradale di Lamezia Terme direzione Cosenza veniamo superati da una Ferrari che poco dopo la vediamo come intrappolata davanti e dietro (in corsia di sorpasso) e lateralmente (in corsia di marcia) da una colonna di auto e furgoni. Pensiamo a un incidente e rallentiamo, poco dopo la coda scompare; probabilmente era stata “attenzionata” da parte di quelli che poi si riveleranno i nostri aggressori. Superiamo almeno 10 auto tutte incolonnate ed a meno di sei chilometri dallo svincolo autostradale di Lamezia Terme direzione Cosenza (verso le 8:00) alcuni di questi autoveicoli ci sorpassano e ci invitano a fermarci in corsia di emergenza”.

“Pensando il mio collega che era alla guida dell’auto (una fiat multipla) che si trattava di un controllo delle forze dell’ordine con auto civetta riduce la velocità ma all’improvviso vede scendere dai questi mezzi persone armate sia incappucciate che a volto scoperto. Uno di questi si mette al centro della A2 e con una cintura colpisce la nostra auto. Immediatamente il conducente resosi conto che si trattava di un’aggressione e/o rapina aumenta la velocità dell’auto. Un altro mio collega seduto nel sedile anteriore chiama il 113 e dopo la descrizione dei fatti viene invitato a uscire a Lamezia ed entrare nei locali della polizia stradale a protezione della nostra incolumità. Il conducente uscito a Lamezia non riesce a individuare subito l’ingresso della polizia stradale e si dirige in un ipotetico luogo dopo poter trovare le forze dell’ordine: la stazione ferroviaria. Questo è il motivo del fatto doloso avvenuto in stazione sotto gli occhi di tantissime persone e telecamere. Arrivati in stazione il conducente scende dall’auto per chiamare gli agenti polfer ed a questo punto i soggetti (poi chiarito dalle forze dell’ordine essere tifosi del Catania diretti a Matera) scendono dai loro mezzi e circondano l’auto che viene presa a mazzate,calci. Rompono il lunotto posteriore e rubano a caso due zaini con i nostri effetti personali, io e un altro collega siamo rimasti intrappolati nel sedile posteriore per la presenza della sicurezza bambino alle portiere”.

“Viene lanciato un lacrimogeno all’interno dell’auto, che era alimentata a metano, che provoca ustioni al collega che si trovava nel sedile anteriore e che a questo punto scende dall’auto e viene subito malmenato. Nel frattempo l’auto prende fuoco ed abbiamo visto la morte con gli occhi, essendo rimasti intrappolati. Uno dei tifosi apre la portiera posteriore dell’auto per picchiarmi ed a questo punto scendendo vengo ferito. Nel frangente arriva un agente polfer che intima l’alt ed i tifosi iniziano a dileguarsi, l’agente è costretto pure a sparare. Con l’ambulanza sono stato portato in ospedale insieme all’altro collega malmenato e dopo poche ore siamo stati dimessi e condotti presso il Commissariato di Lamezia Terme per la descrizione dell’accaduto. Tra le varie auto avvistate in autostrada riteniamo che il numero complessivo dei tifosi era intorno se non superiore a 50 unità. A tarda notte abbiamo lasciato il commissariato di Lamezia Terme (CZ). Preciso che siamo tutti incensurati e coniugati, che non apparteniamo a nessun gruppo di tifo organizzato e che sicuramente siamo stati scambiati pure noi per tifosi di qualche squadra a loro avversa. Sembra che in autostrada Transitavano pure tifosi del Siracusa diretti a vedere la loro squadra a Castellamare di Stabia (NA). Confidiamo per la gravità della vicenda e per il fatto che quanto accaduto poteva capitare a chiunque nella costituzione di parte civile da parte della città metropolitana di Reggio Calabria, dell’Unical, della Regione Calabria, del comune di Lamezia Terme (CZ), del comune di Reggio Calabria“. 

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