L’attaccante del Catania Andrea Russotto in una curiosa intervista a cuore aperto con Piacere Calcio Catania, trasmissione televisiva in onda su Ultima Tv. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:
“Il mio rapporto con il calcio nasce un pò come per tutti i bambini che amano questo sport fin da piccoli. Calciando una lattina, giocando a pallone con gli amici. Ho avuto la fortuna di realizzare un sogno che per me era tutto. Ho fatto tanti sacrifici per raggiungerlo, la famiglia mi ha aiutato parecchio. Adesso eccomi qui. Sei costretto a crescere in fretta. Già a 15 anni ho fatto una vita da grande, andando via dall’Italia. Non potevo saltare gli allenamenti, non uscivo il sabato sera, non facevo gite, non andavo in discoteca se non dopo la partita ma comunque raramente. Sono sacrifici che ti accorgi di avere fatto una volta che sei cresciuto. Poi quando arrivano le prime soddisfazioni non le vivi neanche come sacrifici, ma il più grande è stato vivere in una città diversa dalla mia, lontano dalla famiglia”.
“I giovani hanno perso la passione per il calcio? Oggi si vive diversamente. Il giovane è più attento ad Instagram, alla scarpa colorata. Detto così sembro vecchio, però i tempi sono cambiati. Il calcio è un mondo particolare. Si è spesso su giornali, foto, internet. Logicamente se un ragazzo non prende questo sport per la semplice passione di praticarlo e lo vive solo come vetrina per se stesso diventa tutto più complicato. Ma è la nuova generazione, non darei neanche la colpa a questi ragazzi”.
“Vivo d’istinto, momenti. A molte mi vengono fuori giocate in maniera del tutto naturale. La maggior parte delle volte faccio prevalere l’istinto, anche se in determinate situazioni sbaglio non servendo il compagno. Ma non sono egoista, anzi godo se segna qualcun altro al posto mio. Tante volte però pecco in questo, non per cattiveria ma solo istinto. Io penso che a 30 anni si arriva ad avere una completezza in termini di crescita calcistica e personale. Io sono diventato papà e questo ha cambiato la mia vita. Mi sento più grande, maturo e responsabile”.
“Nel calcio ho vissuto momento belli e meno belli, tra infortuni e situazioni particolari. Alla fine mi ritengo soddisfatto, ma spero di riprendere quel che ho lasciato per strada. Il gol più bello con la maglia del Catania? Quello contro il Melfi al primo anno in rossoazzurro, molto importante perchè ci giocammo la salvezza, con la palla indirizzata sotto l’incrocio. Tuttavia il boato del pubblico per il gol di quest’anno contro il Lecce lo porterò nei miei ricordi per molto tempo”.
“Lo spogliatoio del Catania? Il ritorno di giocatori che hanno vissuto anni importanti in rossoazzurro è stato molto significativo. Vuol dire che portano questa città nel cuore. Gente che ha cavalcato anni importanti. Ci spronano ed aiutano a capire com’è la tifoseria nei momenti difficili. Spogliatoio molto uniti con persone importanti. C’è quella sana competitività, rispetto reciproco. Io mi sento fortunato a fare parte di questo gruppo composto da bravissimi ragazzi. Siamo veramente uniti, vogliamo a tutti i costi il raggiungimento dell’obiettivo”.
“Cosa mi piace di più di Catania? Ci sono zone che non avevo mai visto. Adesso essendo fidanzato con una ragazza catanese ho avuto la possibilità di vedere posti nuovi. E’ una città sempre viva, non trovo un momento morto. Io sono di Roma, lì capita di trovare momenti di tranquillità ma qui no, Catania è una città in continuo movimento. C’è sempre qualcosa da fare anche nella giornata più triste. Una città che ti dà tanto, con un clima fantastico. La cosa più bella del calcio? Io ho avuto un allenatore da bambino, diceva «ricordati che un giorno avrai i tuoi pensieri, i tuoi problemi, rate da pagare, non saprai cosa fare ma giocando a calcio non penserai a nulla». Ecco, penso che la cosa più bella del calcio è questa palla che rotolando ti fa dimenticare tutto e tornare bambino”.
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