Autore: Livio Giannotta
Lunga intervista di Pantaleo De Gennaro, intervenuto in esclusiva ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com. Da calciatore ha disputato due stagione in casacca rossoazzurra tra il 1976 ed il 1978 mentre, nelle vesti di allenatore, ha guidato anche la Leonzio negli anni ’90. Oggi si affronteranno proprio Leonzio e Catania, a Lentini.
Pantaleo, due stagioni vissute al Catania. Sportivamente non bellissime per la verità…
“Al primo anno retrocedemmo in C maldestramente. Pensa, nelle ultime 5 partite non riuscimmo a fare 1-2 punti in più che sarebbero serviti per assicurarci la permanenza in B. L’anno successivo ricordo un buon campionato ma agli spareggi-promozione riuscì a spuntarla la Nocerina. Era una partita secca ma i campani, pur essendo inferiori alla nostra squadra, riuscirono ad avere la meglio. Dispiace non avere contribuito a regalare le soddisfazioni che i tifosi catanesi avrebbero meritato. Il mio ricordo di Catania è, comunque, bellissimo. Per metà i miei figli sono catanesi. E poi Catania è una città eccezionale, in tutti i sensi. C’è di tutto. Nel paesaggio e nell’affetto della gente, non manca niente. A Capodanno sono andato a trovare i miei parenti ed è stato davvero molto piacevole per me”.
Che ricordi conservi dei compagni di squadra avuti a Catania?
“Sono sempre in contatto via Facebook con Nino Cantone, che ha avviato un’attività calcistica con buoni risultati. Penso, inoltre, a Ventura, Nino Leonardi, Gigi Chiavaro, Fusaro, Morra… ricordo con affetto anche Angelozzi, Giustolisi. Tutti ragazzi eccezionali a cui sono rimasto molto legato e ne approfitto per salutarli affettuosamente. Morra è di Porto Recanati, ma guardate che lui il dialetto etneo lo parla meglio di un catanese. Al di là degli esiti sportivi poco brillanti, avevamo un bel gruppo. Non ricordo mai uno screzio. Molti di loro fanno parte dei murales realizzati a Catania. Un’idea veramente geniale, favolosa. Da apprezzare. Catania ha una genialità enorme. Bellissimo vedere tutti quei personaggi che hanno fatto la storia. Io ne ho ricamato e ricucito una piccola pagina”.
Quanto è difficile fare calcio in Serie C?
“Catania, Lecce e Trapani si costituiscono prevalentemente con giocatori di provata esperienza. Di solito le altre squadre di C sono serbatoio di collocamento per i giovani di club di A. Del resto molte società di terza serie zoppicano dal punto di vista economico. E’ un campionato difficile, con poche risorse ma che si avvicina parecchio al livello tecnico della Serie B. Ci sono anche quei cicli che si aprono con squadre che, magari, fanno il doppio salto dalla C alla A ma poi rischiano di retrocedere subito”.
E’ un azzardo dire che questo Catania può ancora guardare al primo posto?
“Ci sono precedenti di squadre crollate nel rush finale, vedi Alessandria o Livorno, che incoraggiano. Il Catania può ancora sperare nella promozione diretta, ma il Lecce forse possiede qualcosa di più. I rossoazzurri stanno disputando il campionato competitivo che avrebbero dovuto fare. Non vorrei portare sfiga, però io sostengo che il Lecce non mollerà avendoci provato tante volte in questi anni. Difficile ipotizzare un calo di tensione dei giallorossi. Poi nulla è impossibile. Si mantiene vivo l’interesse del campionato. Il Lecce non esprime un calcio spettacolare ma è terribilmente concreto, cinico. Bada al sodo, vince anche in maniera rocambolesca. Sicuramente il Catania si farà valere anche in caso di eventuali Play Off, fermo restando che auguro ai rossoazzurri il primo posto. Io sono pratico, per adesso cercherei di mettere sotto il Trapani. Più avanti vedremo cosa succederà. Il Catania deve scendere in campo sempre per vincere, andando avanti con qualità e concretezza. Questo fa il Lecce, ma anche una squadra come la Juventus. Lo spettacolo non è determinante in nessun campionato”.
Come vedi il Trapani nella corsa ai primi posti?
“Non conosco bene il Trapani, ma sta macinando punti. Tra l’altro milita nei granata un giocatore come Scarsella, che io ho anche avuto il piacere di allenare. Spesso gli chiesi come facesse a non giocare in B. E’ un centrocampista che s’inserisce centralmente, prende palla, fa gol. Difficile trovare in Italia giocatori in possesso delle sue caratteristiche”.
Il 5-0 di Monopoli ha suonato la sveglia in casa Catania?
“Dopo il chiarimento avuto nel post-gara di Monopoli, il Catania si riprenderà sicuramente. Lo Monaco ha sorpreso tutti confermando Lucarelli. Quest’ultimo è persona seria, sa benissimo che il Catania non avrebbe dovuto subire la mortificazione di Monopoli. E’ stato un episodio che Lo Monaco ha saputo gestire alla grande riprendendo in mano la situazione. Anche da una sconfitta cocente si può ripartire bene”.
Vanti trascorsi da calciatore del Catania ma anche da allenatore della Leonzio…
“Io allenai l’Atletico Leonzio vincendo un campionato di C2. Pochissime persone assistevano alle nostre partite. All’epoca Franco Proto aveva delle grandi risorse, gestiva un club organizzato avviando un progetto nato dalla sparizione del Catania. Poi, con la riammissione dei rossoazzurri, le cose andarono diversamente. A Proto parlavo sempre dell’amore dei catanesi per i colori rossoazzurri. Del resto il Catania è il Catania. Massimino è sempre stato ben voluto. Era una bravissima persona, eccezionale. Faceva parte di un calcio diverso, sentimentale. Oggi è un calcio più essenziale, non ci sono quei legami. I calciatori rispecchiano la società in cui viviamo. Ora stanno tutti sui social network che avvicinano le persone più lontane, ma allontanano quelle vicine”.
Sarà una partita dal coefficiente di difficoltà elevato per il Catania a Lentini?
“La Leonzio ha alti e bassi, ma si sta comportando abbastanza bene e darà filo da torcere al Catania. Inoltre le condizioni del terreno di gioco non ottimali penalizzeranno parecchio una squadra di qualità come il Catania. Mi aspetto un match delicato, molto difficile, in un ambiente caldo. Ritengo però che comunque, alla fine, il Catania ce la farà a conquistare i tre punti nonostante le difficoltà. Spero di essere un buon profeta perchè se no, poi, non mi chiamate più (ride, ndr). All’andata gli etnei persero in casa, ma questo è il calcio. Non puoi mai abbassare la guardia, vietato snobbare gli avversari. Anche la debacle di Monopoli insegna. I rossoazzurri hanno uno squadrone, i valori verranno fuori. Il Catania ha gente di categoria superiore che deve calarsi nella realtà della C”.
Il livello del campionato italiano si è abbassato rispetto al passato?
“Il calcio è cambiato. Non è più come una volta. Le situazioni ambientali ai miei tempi erano complicate. Adesso c’è più ritmo, intensità a scapito della qualità e della tecnica. Prima la palla girava molto lentamente, si giocava solo di rimessa. Poi un personaggio come Sacchi ha dato un’impronta diversa. E’ stato un innovatore per la mentalità che ha saputo trasmettere ai giocatori. Adesso il contenitore tecnico è vuoto, nessuno inventa nulla. Prima l’attenzione era focalizzata sulla tecnica e la qualità dei giocatori. Sono cambiati i metodi di lavoro e la preparazione fisica. Ora s’insegna la tattica di reparto, l’allenamento non è più basato individualmente. Oggi riscontriamo errori di base anche in Champions League”.
Sei rimasto più legato al Catania o alla Leonzio?
“Sono tuttora un grande simpatizzante del Catania senza nulla togliere alla Leonzio. Io mi sono trovato bene anche lì, ma Catania è tutta un’altra cosa. Nel 1993 avrei potuto continuare a lavorare nella Leonzio. Proto disse che sarei dovuto rimanere insieme con Auteri, che ho avuto come collaboratore. All’epoca non c’erano i contratti pluriennali e decisi se lasciare la scuola o meno. Ho preferito lo studio allenando, poi, vicino casa. Scelta di vita. Ti svelo anche un aneddotto…”.
Prego…
“Conclusa l’avventura da calciatore rossoazzurro, ripartì da Salerno. Prima partita di Coppa Italia, giocammo il derby Salernitana-Cavese. In quell’occasione mi ruppi la tibia e rientrai, guarda caso, con il Catania. Ero in panchina. Si fece male un difensore e lo sostituì, tornando in campo dopo sei mesi. Faceva molto freddo, decisi di effettuare uno scatto in più per scaldarmi un pò. Sorrentino fece una respinta fuori area, giunse il pallone a me e calciai al volo andando in gol. Non esultai per rispetto del Catania ma vincemmo 1-0. Il Catania interruppe una serie importante di risultati. Poi segnavo spesso a Sorrentino, mi portava bene”.
Conclusione finale sul futuro del Catania. Tornerà in alto?
“Ne sono convinto. Lo Monaco è un mio amico e grandissimo dirigente. Saprà come risollevare le sorti dei rossoazzurri. Lo dico con assoluta franchezza. Con Lo Monaco state tranquilli. Il suo progetto merita fiducia, darà al Catania le soddisfazioni che merita riportando la squadra in A. Ovviamente serve tempo e pazienza, ma ce la farà”.
Si ringrazia Pantaleo De Gennaro per la gentile concessione dell’intervista.
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