Ai microfoni di fantagazzetta.com, l’ex centrocampista del Catania Davide Baiocco si sofferma su molteplici aspetti sottolineando anche di avere appeso gli scarpini al chiodo:
“Ho smesso di giocare a calcio un mese e mezzo fa. Vivo a Catania e sono impegnato con due progetti. Il primo riguarda la promozione del benessere fisico; l’altro l’accademia di perfezionamento calcistico a Siracusa. Mi piace trasmettere ai ragazzi quello che ho imparato nella mia carriera, tenendo in considerazione sia il giocatore in quanto atleta che l’uomo che diventerà”.
“La Sicilia? Questa terra mi ha conquistato. Amo il modo di vivere, mi sono legato moltissimo alla persone. I tifosi a Catania mi trattano come se io non avessi mai smesso di giocare qui, non fossi mai andato via. Nel murales dello stadio “Massimino”, tra i cinquanta giocatori più influenti della storia ci sono anche io. Questo è un esempio di come certe azioni superino qualsiasi altro valore materiale, soldi compresi. Sono attestati di stima molto gradi, significano che hai lasciato un segno come uomo, non solo come calciatore”.
“C’è poco da dire. Io spero sia una fatalità, anche se si tratta di una morte “strana”. Il calciatore è controllato e siamo tutti a rischio. Qualunque polemica è irrispettosa e inutile, perchè non ci riporterà indietro Davide. Tuttavia dico che i giocatori dovrebbero essere sottoposti a più controlli, visto lo stress cardiaco al quale sono sottoposti. Magari andrebbero ripetuti più frequentemente gli esami. La prevenzione è sempre la miglior cosa”.
“L’aneddoto calcistico più strano della mia carriera? La partita del 2006, Roma-Catania 7 a 0. I giocatori giallorossi non si comportarono bene. Non intendo il punteggio, quello può capitare. Diciamo che non furono dei “signori”, l’atteggiamento non sempre determina il risultato ma la persona che sei. Poi, fortunatamente, come tutti gli altri episodi, accade in campo e in campo finisce”.
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