ESCLUSIVA – Fimiani: “Catania, dopo la ‘manita’ rispondi con carattere. Marino già tecnico da calciatore. Ricordo quel 5-1 di Matera…”

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Patrizio Fimiani

E’ passato tanto tempo da quel 1997, anno in cui Patrizio Fimiani lasciò il Catania. Oltre 50 volte ha difeso i pali rossoazzurri. Abbiamo avuto il piacere di sentire telefonicamente proprio l’ex portiere del Catania per commentare anche il momento particolare attraversato dalla squadra di Lucarelli.

Hai difeso i pali del Catania. Certamente un bella responsabilità…
“Catania è stata una delle esperienze più importanti della mia carriera. Davvero un onore per me avere difeso i colori rossoazzurri. A Catania si vive bene, conservo un ricordo fantastico. Avvertivo chiaramente la pressione della piazza ma faceva piacere perchè giocavi in uno stadio importante, difendevi i colori rossoazzurri, portavi in giro per l’Italia 3mila tifosi etnei. Era una responsabilità ben ripagata. Quando sono andato via da Catania, mi capitò l’occasione di tornare a casa, a Viterbo. Allora decisi con la società di accordarci per la risoluzione. Tornai ai piedi dell’Etna, precisamente a Paternò, qualche anno dopo”.

Hai mantenuto i contatti con qualche tuo ex compagno di squadra rossoazzurro?
“Ogni tanto mi sento su Facebook con Alessandro Cicchetti, mentre con il resto abbiamo perso i contatti. Di quel gruppo faceva parte gente come Maurizio Pellegrino e Pasquale Marino, protagonisti anche in categorie importanti. Marino l’ho avuto come compagno di squadra e tecnico. Già da calciatore aveva una predisposizione ad allenare, s’intuiva chiaramente”.

Come te lo spieghi il 5-0 di Monopoli?
“Dopo il 5-0 è necessario dimostrare subito che si è trattato esclusivamente di un incidente di percorso, giocando con carattere. Queste sconfitte ti lasciano qualcosa dentro, adesso bisognerà vedere la reazione. Non credo che ci siano 5 gol di differenza tra Monopoli e Catania. Un 5-0 contro il Lecce avrebbe fatto preoccupare di più. Penso che ci siano stati errori di preparazione durante la settimana”.

Ricordo una partita storica in cui, da portiere del Catania, prendesti cinque reti. Contro il Matera nel 1997. Che mi dici di quella gara?
“Sconfitta per 5-1. Attraversavamo un buon momento di forma, gli avversari erano praticamente falliti. Abbiamo forse preso sottogamba l’impegno, poi certe partite se iniziano male fatichi a raddrizzarle. Pensavamo che fosse tutto facile, invece toppammo clamorosamente. Ci fu un’invasione di campo pacifica da parte dei tifosi rossoazzurri, vollero un faccia a faccia a Catania chiedendo spiegazioni. Nessun momento di tensione, solo tanta delusione da parte nostra e della tifoseria”.

Impossibile per il Catania raggiungere il Lecce in vetta?
“Il campionato di Serie C è complicato. Ci sono piazze importanti, bisogna lottare fino alla fine per ottenere risultati. La C è strana, magari il Lecce inciampa e puoi riaprire il campionato. Certo, sette punti di svantaggio non sono pochi ma ancora il torneo non lo considero chiuso. Forse se il Catania stenta con le piccole rispetto al Lecce la causa è nella testa”.  

Di cosa ti occupi adesso, Patrizio?
“Dirigo una scuola calcio a Viterbo. Mi diverto coi giovani. Siamo una grande realtà nel territorio, disputiamo campionati importanti. Sono contento, ma confesso che a volte mi manca non giocare”.

Quali allenatori ti hanno trasmesso qualcosa di significativo in carriera?
“Sicuramente cito Giovanni Mei a Catania, poi meritano una menzione particolare Paolo Beruatto, autentico trascinatore, e Guido Attardi”.

Si ringrazia Patrizio Fimiani per la gentile concessione dell’intervista.

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