ESCLUSIVA – Artich: “A Catania è come giocare in Serie A. Che emozione l’esordio al Cibali. Pisseri, devi ritrovarti mentalmente. Play Off o primo posto? Scendere in campo sempre per vincere è la chiave”

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Andrea Artich

Nella stagione 1999-2000 ha avuto il piacere e l’onore d’indossare la maglia rossoazzurra. L’ex portiere del Catania Andrea Artich era giovanissimo e fece i conti con la concorrenza di un certo Gennaro Iezzo, ma pur avendo totalizzato poche presenze non dimenticherà mai l’esperienza vissuta alle pendici dell’Etna. Lo abbiamo contattato telefonicamente.

Una decina di presenza in maglia rossoazzurra per te, ma esperienza ugualmente significativa ed intensa…
“A Catania ho vissuto l’anno calcistico più bello della mia carriera. Per la città, la gente, l’ambiente che ti fanno sentire importante, un calciatore vero. Indipendentemente dalla categoria. A Catania è come giocare sempre in Serie A. Quell’anno riuscì a trovare un pò di spazio nonostante fossi arrivato senza grandi aspettative, trovandomi di fronte un portiere come Iezzo avente un futuro importante davanti. Catania era un mondo completamente diverso per me. L’ambiente ed i compagni mi aiutarono ad assorbire subito questo contraccolpo”.

Quale rapporto ti legava a Gennaro Iezzo?
“Con Iezzo ho sempre avuto un grandissimo rapporto. Lui allora era un ragazzo, io un bambino. Gennaro è una grandissima persona. Insieme abbiamo lavorato bene, con il giusto agonismo ed una competizione assolutamente sana e leale. Nel corso degli anni abbiamo anche avuto modo di scambiarci qualche messaggio in occasioni particolari”.

A questo punto non posso non chiederti il ricordo più bello della tua esperienza catanese…
“L’esordio al Cibali nel derby col Palermo. Indimenticabile nel contesto di una gara molto sentita, finì 0-0 parando un rigore. Non potevo esordire in modo migliore davanti ai tifosi catanesi. Un ricordo indelebile”.

Momento di difficoltà incontrato da Pisseri nelle ultime partite. Come superarlo?
“Il portiere è un ruolo in cui per il 50% conta la testa, per l’altra metà le capacità. Se viene a mancare la propria convinzione nella testa, vengono meno le capacità. Diventa importante, allora, ritrovarsi a livello mentale. Catania è una piazza non facile, non bisogna farsi condizionare da fattori esterni. Pisseri è un portiere di rilievo, deve solo ritrovare la strada perduta. Sono sicuro che supererà presto questo momento. E’ soprattutto un discorso psicologico e mentale. La squadra prende qualche gol in più e, magari, ti passa qualche dubbio per la testa, perdi delle certezze. Ma non esiste portiere al mondo che non prenda gol. Bisogna pensare a sbagliare meno possibile, senza la disperata ricerca del miracolo. Il portiere più bravo è quello che sbaglia meno, non quello che para di più. Ogni portiere deve fare mea culpa in occasione di ogni gol che prende perchè l’autocritica permette di migliorarti. Ma se ci riferiamo al 5-0 di Monopoli, lì bisogna interrogarsi sulla prestazione del gruppo nel suo complesso. Credo ci sia stato in primis un errato approccio mentale della squadra alla gara”.

Quanto conta la presenza in squadra di giocatori di grande esperienza per rialzare la testa? Forse qualche giocatore risente delle pressioni della piazza?
“I giocatori più rappresentativi di solito trascinano gli altri. Se 2-3 di loro hanno problemi, ne risentono i compagni. Perchè i senatori imprimono la parte psicologica agli altri. Il senatore deve trasmettere esperienza, tranquillità, serenità al resto della squadra. In C gli equilibri sono sottili e potrebbero rompersi facilmente. Il pubblico a Catania è l’arma in più, Catania dà una carica che pochi altri stadi possono garantirti ma se i giocatori hanno paura di deludere, subentra in loro una sorta di timore inconscio ed allora sorgono problemi con la tifoseria. A me scattava dentro una tensione particolare. Lì per lì non ti rendi conto di dove sei, poi quando l’arbitro fischia ti travolge una carica incredibile. Se a qualche giocatore non scatta questo, probabilmente non è pronto per il palcoscenico rossoazzurro”.

Cristiano Lucarelli confermato in panchina. Scelta giusta?
“La squadra è compatta con l’allenatore, questo rappresenta un ottimo segnale perchè sarebbe stato facile sfaldarsi dopo il ko di Monopoli. In questi casi il primo a pagare è sempre il tecnico, quindi sicuramente squadra e società hanno inviato un buon segnale. Evidentemente l’allenatore ha saputo creare intorno a sè la fiducia dei giocatori. Questo può produrre dei benefici lungo il percorso”.

Lecce, promozione in tasca o possiamo ancora aspettarci qualche sorpresa?
“Finchè la matematica non dice il contrario, bisogna crederci fino alla fine perchè nel calcio abbiamo visto di tutto. Il primo posto è un’aspettativa di difficile realizzazione, però deve essere anche uno stimolo per rimanere agganciati e farsi trovare pronti qualora la sorpresa dovesse concretizzarsi. Se il Lecce perdesse qualche punto, mollare prima del tempo significherebbe mordersi le dita”.

Se saranno Play Off per il Catania, come affrontarli?
“Io credo che Lucarelli abbia una mentalità da giocatore. E’ abituato a cercare di vincere sempre, giusto così. Se il destino del Catania fosse deciso ai Play Off, bisogna arrivare agli spareggi provando a vincerle tutte. Bisogna essere abituati a vincere senza fare calcoli. Poi ai Play Off ci si arriva prima di tutto bene con la testa, affrontandoli con entusiasmo, senza paura. E la spinta del pubblico deve fare la differenza. Trovare un ambiente amico è importante. La gente pretende tanto, vero, ma quando dimostri attaccamento alla maglia ed impegno questi vengono riconosciuti a prescindere dal risultato finale. Io ricordo di avere avuto momenti di difficoltà in rossoazzurro. Era un campionato molto difficile, la tifoseria ebbe un periodo di sana contestazione ma siamo riusciti a recuperare il terreno perduto finendo il campionato in una posizione di classifica onorevole”.

Andrea, pratichi ancora il calcio?
“Io adesso lavoro per un operatore telefonico ma gioco ancora a calcio, in Promozione, nella provincia di Reggio Emilia. Il richiamo del calcio è sempre troppo forte e fatico all’idea di rinunciare a giocare. Diciamo che unisco l’utile al dilettevole, passione e lavoro”.

In conclusione, cosa ti senti di dire ai tifosi del Catania?
“Spero vivamente che il Catania si rialzi. Nonostante non sia lì vicino, sono e sarò sempre un tifoso rossoazzurro. Quella maglia ha significato tanto per me, ho persino un quadro in casa che considero un vero e proprio cimelio. Grazie tante per questa intervista. Faccio un in bocca al lupo a tutto il Catania nella speranza che possa centrare la promozione in Serie B. Non dimenticate di avere un tifoso in più”.

Si ringrazia Andrea Artich per la gentile concessione dell’intervista.

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