CACCAVALLO: “Vengo dalla strada e conosco la sofferenza. Catania mi fa sentire a casa”

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Giuseppe Caccavallo
foto calciocatania.it

Giuseppe Caccavallo, neo acquisto del Catania, ai microfoni di Ultima Tv rilascia alcune dichiarazioni incentrate prevalentemente sulla vita privata, tramite la trasmissione Piacere Calcio Catania. Ecco quanto evidenziato da “TuttoCalcioCatania.com”:

“Sono un ragazzo che viene dalla strada. So cosa significa soffrire, sacrificarmi. Sono anche molto istintivo. Napoli è una città difficile ma ci sono i pro e contro. Io sono andato via a 12 anni, quindi ero abbastanza sveglio. Se non sei sveglio, ti mettono in mezzo ed è dura. La vita di Napoli è dura come tutti i quartieri belli tosti che ci sono. E’ stata una fortuna per me andare via molto piccolo, sono cresciuto in fretta”.

“Io da ragazzino mi divertivo a giocare per strada con le pietre, gli zainetti. Mi piaceva andare con i pattini, lo skateboard, karate, box. Giocavo a calcio ma non lo mettevo al primo posto. Io ho iniziato a praticare scuola calcio all’età di 12 anni, tardi perchè la mia famiglia non poteva permettersi di pagare. Persi anche mio padre, il suo sogno era quello che diventassi calciatore e per tale ragione, in pochi mesi, andai via crescendo calcisticamente a Lecce. Mia madre ha fatto anche da papà. La figura paterna mi mancherà sempre per tutta la vita. Avvertivo la mancanza soprattutto all’inizio. I primi tre anni sono stati duri anche per questo, litigavo con tutti. Poi mi ha cresciuto un secondo padre, Don Damiano, il nostro tutore, un prete. Lo ringrazio molto. Ancora oggi, a distanza di anni, ho un grandissimo rapporto con lui. E’ stato anche il prete che mi ha sposato”.

“Tatuaggi? Ne avrò una sessantina. Ogni tatuaggio per me ha un significato. Il più importante recante la scritta di mio padre. Ho tatuato anche il mito di Maradona. Poi i miei figli. Ne ho tre. Sono dell’idea che i figli debbano divertirsi, non mi piace costringerli a fare qualcosa. Il primo è nato all’età di 22 anni. Lo volevo fortemente per dare a lui quel che purtroppo mio padre non ha dato a me. E’ stata un’emozione pazzesca assistere al parto di mia moglie. Tutti i dottori, ricordo, si misero a ridere. Si è creato uno scenario comico. Mi sono commosso tantissimo”. 

“Il fascino di Catania, sapere che da qui sono passati tanti calciatori argentini mi fa sentire a casa. Perchè a Napoli c’è anche il mito degli argentini, legato alla figura di Maradona. Lodi? Giocare con un calciatore così… ti mette la palla dove vuole, ti manda in porta. E’ di un’altra categoria. Hobby? Mi piace la danza, il ballo. Latino-americano, bachata, salsa… non sono granchè ma mi piace ballare. La cucina? Mi piace tanto mangiare pesce, mi fa impazzire la cucina giapponese, il pesce crudo. Inoltre amo viaggiare”.