Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com, rispondendo telefonicamente alle domande del nostro Direttore, Livio Giannotta, è intervenuto Aldo Raimondi, ex calciatore che ha indossato anche le casacche di Catania e Matera. Raimondi ha totalizzato una cinquantina di presenze nelle rispettive squadre, ci riferiamo al periodo degli anni ’70-80.
Aldo, quali ricordi conservi della piazza rossoazzurra?
“Con questa telefonata mi fai tornare indietro di oltre una trentina d’anni. Il ricordo di Catania è molto bello ma sono un pò triste per non avere vinto il campionato, perdendo a Pisa una partita che meritavamo di stravincere. Eravamo veramente la squadra più forte del campionato di C1. Probabilmente ci ha punito qualche episodio ed abbiamo avuto un calendario sfortunato perchè nelle ultime domeniche ci capitarono gli scontri diretti. Questo aspetto fu penalizzante. I ricordi di Catania sono stati molto importanti per la mia formazione e responsabilità. Catania mi ha fatto rendere conto che il calcio lo devi vivere dentro, non solo in funzione del risultato. Poche piazze riescono a darti questo. Bello anche il contatto con la gente. Io adesso abito a Salerno, mi sono trasferito qui da ragazzo con la famiglia. Pure a Salerno i tifosi sono molto focosi, però possiedono due facce. A Catania invece no. Se non va bene qualcosa te lo dicono subito. Se dimostri che dai tutto in campo, Catania sa riconoscerlo. Personalmente ho sempre dato il massimo per i colori rossoazzurri. Sono rimasto molto impressionato. Ho giocato in tanti posti, però quello che dà Catania è davvero trascinante. I tifosi mi stimavano per quanto prodotto in campo, capendo anche i momenti difficili. Ci stavano vicini. Catania mi è rimasta dentro”.
Ti è capitato di fare ritorno a Catania?
“Negli anni ho gestito attività commerciali a Matera, poi mi sono trasferito a Salerno. Negli ultimi dieci anni mi sono occupato di rappresentanze di prodotti tecnologici. Il tempo per scendere giù veniva a mancare ma l’ho fatto due volte per un matrimonio, ritrovando anche dei cari amici facendo il compare di nozze. Parlo di vent’anni fa. Le amicizie sono rimaste. Pochi amici ma buoni, ci sentiamo ancora. E sento praticamente tutti i compagni di squadra dell’epoca. Nino Leonardi, Morra, Cantone, Rappa, Ciceri, Malaman… e non è facile nel nostro ambiente”.
Hai giocato anche tra le fila del Matera. E Domenica si giocherà, al “Massimino”, proprio Catania-Matera…
“Io ho giocato per due anni a Matera. Ho vissuto lì per tanto tempo, la mia ex è di Matera, i figli sono nati lì ma domenica faccio il tifo per il Catania. Il pubblico materano è un pò freddino e rilassato, non ti dà lo stesso calore di Catania. I tifosi del Matera sentono il calcio fino al 50%, non vanno mai oltre questa percentuale. Il Presidente Columella dopo tre anni che ha speso tanti soldini probabilmente ha tirato un pò i remi in barca, però Auteri conosce il calcio e la categoria, riesce sempre a fare la differenza con il materiale a disposizione. E’ propenso ad attaccare sempre con il 3-4-3, conserva un assetto tattico ottimale e ben organizzato. Il Matera lotterà sicuramente per i Play Off. Sarà una gara giocata a viso aperto dalle due squadre, mi aspetto tanti gol. Spero ne segni di più il Catania”.
C’è il rischio che la sconfitta di Trapani lasci qualche strascico?
“Non penso che lascerà strascichi. La squadra è stata fatta bene. Lo Monaco è un napoletano, ha allestito una rosa di categoria. Tiene sempre i giocatori sulla corta, facendoli rendere al massimo. Se vuoi vincere il campionato non devono essere presenti strascichi, nè devi pensarci. Altrimenti qualcosa non va. Può capitare la giornata storta, anche la seconda. Poi devi reagire. Al Catania è già successo di perdere due partite consecutive, in seguito ha inanellato una serie di cinque successi di fila. Nelle difficoltà emergono i valori di una squadra. Ho grande fiducia in Lo Monaco e l’ho conosciuto ai tempi della Serie D. E’ uno che il calcio lo conosce molto bene. Se serve qualcosa sul mercato, Lo Monaco non si tirerà indietro”.
Quando si deciderà il campionato e quali aspetti risultano determinanti per vincerlo?
“Il campionato si decide sempre in primavera, quando iniziano i primi caldi. Anche se ormai le mezze stagioni non esistono più perchè il caldo scoppia all’improvviso ed è ancora peggio. La solidità difensiva è determinante per ripartire. Ti dà morale, forza fisica e nervosa per rimetterti subito in carreggiata. Soprattutto dopo una sconfitta nel derby. S’impara anche dalle sconfitte. Quattro sconfitte sono tante ma il Catania ha ottenuto anche molte vittorie e pareggiato raramente. Meglio sempre attaccare. Del resto attaccando ti stai anche difendendo perchè la palla ce l’hai comunque tu. La migliore difesa è l’attacco, assolutamente. Il pareggio adesso è una mezza sconfitta. Conta più d’ogni altra cosa non prendere gol e giocare sempre per vincere, sia in casa che fuori. Questo il Catania ce l’ha nelle corde. Il fattore ambientale, inoltre, può contare. Il calcio si è molto equilibrato oggi, però anche quello influisce. Soprattutto nelle grandi piazze. Non c’è più il timore reverenziale di una volta, ma in alcune città il fattore ambientale conta ancora. Ad esempio in una piazza come Catania. Può, comunque, essere un’arma a doppio taglio perchè se le cose non vanno, magari, si crea depressione. Personalmente preferisco avere costantemente le pressioni. Troppo bello per me giocare a calcio”.
Ha subito qualche critica di troppo l’attaccante Francesco Ripa. Il Catania fa bene ad aspettarlo secondo te?
“Ripa fa i gol di professione ovunque. Merita fiducia per questo. Si sbloccherà tranquillamente, bisogna solo aspettarlo. La porta la vede sempre. Poi se arrivasse una nuova punta a gennaio che dia stimoli ulteriori a Ripa, sarebbe ancora meglio in termini di rendimento del giocatore”.
In cosa è cambiato il calcio rispetto a 20-30 anni fa?
“Ai tempi della mia esperienza alle pendici dell’Etna era nata l’usanza delle pagelle dei giornalisti. Pagelle che ci martirizzavano per tutta la settimana. Però era un calcio molto diverso, più genuino. Mi è un pò scaduto il calcio di adesso, dico la verità. Perchè ritengo che tanti colleghi giochino soprattutto per un discorso economico, non per la maglia. Si comportano diversamente. C’erano un’unione diversa ed ingaggi differenti rispetto al calcio odierno. Il buon Massimino per darci una lira… (ride, ndr) però pagava sempre regolarmente gli stipendi. E’ cambiato anche quello che dai in campo. Ai miei tempi i giocatori eravamo sempre uniti, dopo la partita ci vedevamo con le proprie mogli e fidanzate. A prescindere dal risultato finale. C’era questo senso d’appartenenza oggi carente. Adesso senza offesa per i procuratori, che fanno il proprio lavoro, per alcuni aspetti hanno un pò inquinato l’ambiente nella crescita dei ragazzi. Lo spirito di sacrificio non appartiene a tanti giovani di adesso”.
Si ringrazia Aldo Raimondi per la gentile concessione dell’intervista.
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