Una vagonata di reti messe a segno sia con la maglia del Catania che indossando la casacca del Trapani. Grande protagonista in rossoazzurro nella stagione 1994-95 (Campionato Nazionale Dilettanti) ed in granata nel torneo di Serie C2 1997-98, Giuseppe Mosca ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com. Il nostro Direttore, Livio Giannotta, lo ha intervistato quando si avvicina proprio il fischio d’inizio del derby Trapani – Catania al “Provinciale”.
Esperienza sicuramente breve ma significativa per te, con la maglia del Catania…
“Sì, purtroppo. Avrei voluto trascorrere più di qualche anno a Catania, una piazza importante, ma purtroppo ci sono sempre personaggi che ti mettono i bastoni tra le ruote. Nonostante la vittoria della classifica marcatori con 19 gol all’attivo, a fine campionato fui costretto a cambiare aria. E’ stata una bellissima cavalcata, piena di difficoltà. Mister Busetta arrivò a novembre insieme a me, la squadra stava messa molto male, c’era aperta contestazione. L’amministrazione non ci aiutava, l’allora magazziniere Pippo Fleres andava in giro con lo scooter portando tutta la roba di ricambio. L’amministrazione girovagava per campacci dove purtroppo eravamo costretti ad allenarci. Quella squadra fece tantissimi sacrifici per riportare il Catania tra i professionisti ed avrebbe sicuramente meritato uno spazio nel murale per quanto fatto tra mille difficoltà, scrivendo un pezzo di storia importantissimo. Eravamo un gruppo di uomini veri che sposò la causa, dando grosse soddisfazioni. Troppo facile ricordarsi di quel che è stato fatto negli ultimi anni. Quando la tavola è apparecchiata vengono fuori altri interessi, ma la storia nessuno la può toccare. Avevamo fatto contratti pluriennali, ma poi qualche dirigente ha speculato sulla situazione dell’amato Presidente Massimino. A fine campionato fummo messi all’angolino nonostante il notevole impegno profuso”.
Quanto è stato importante per la tua carriera giocare a Catania?
“E’ troppo importante riportare il Catania dove merita, la piazza lo esige. C’è gente che campa veramente di pane e calcio a Catania. Ricordo quando il sindaco cercò di portare i tifosi a sostenere l’Atletico, ma solo 500-800 persone seguivano questa squadra in C mentre in 15mila assistevano al Catania 1946 in CND. Il Catania lo seguo sempre. Dopo l’addio andai alla Triestina, ma ci misi parecchi mesi per smaltire l’amarezza del trasferimento. Purtroppo il calcio è questo. Sono passato dall’attaccamento e dalla passione straordinaria per il Catania ad una piazza molto più tranquilla, anche se con una storia calcistica importante. Successivamente tornai in Sicilia col Trapani. Purtroppo in un derby Trapani 3-0 Catania siglai una doppietta ai rossoazzurri. A fine campionato, dopo avere vinto anche quell’anno la classifica cannonieri, mi contattò la vedova di Massimino. M’incontrai con un dirigente del Catania a Palermo. Ero ad un passo dal ritorno ai piedi dell’Etna, ma poi il Direttore Sportivo ingaggiato all’epoca preferì seguire altri canali. Ahimè, anche quell’anno non tornai pur avendo dato la mia piena disponibilità”.
Si è abbassato notevolmente il livello della Serie C, oggi?
“La qualità non è più quella di una volta. Non c’è paragone. I livelli sono scesi ovunque. Vanno ristrutturati i settori giovanili, bisogna formare compiutamente i giovani con testa, disciplina e cuore, inserire tecnici capaci, gente che mastica calcio ed ha fatto la gavetta, urge privilegiare l’innesto di calciatori italiani. Spesso manca la meritocrazia. Poi si dà troppa importanza ai procuratori, non va bene. Allora c’erano altri tipi di calciatori, non esisteva l’obbligo di schierare Under. A 13-14 gol eri capocannoniere e valevi veramente tanto”.
Qual è il segreto per vincere un campionato di terza serie?
“Grande umiltà e sacrificio. E’ un torneo più che tecnico ed agonistico. I giocatori vincenti sono quelli che vincono e vogliono sempre vincere, a prescindere dal nome dell’avversario. La concentrazione deve essere massimale, avendo costanza di rendimento. La regola dei Play Off allargati, poi, non mi piace perchè non dai alcun vantaggio alla seconda classificata, chiamata a spareggiare con squadre che hanno fatto molti punti in meno. Quest’anno è dura perchè lottano per la vetta anche Trapani e Lecce. Tutte le avversarie fanno la partita della vita”.
Come vedi la lotta al vertice?
“Il Catania ha il vantaggio di avere vinto lo scontro diretto col Lecce. Io sono taorminese ma abito in provincia di Lecce e conosco bene la realtà giallorossa, Liverani ha trasmesso tanto carattere alla squadra, la società pugliese è seria e se la giocherà fino alla fine. Ma starei molto attento anche al Trapani. Queste tre squadre battaglieranno per il primo posto fino alla fine. Il Catania non deve fare ulteriori passi falsi come accaduto con la Sicula Leonzio. Può essere un’incognita il fatto che il Catania abbia prevalentemente in rosa calciatori che hanno giocato in palcoscenici importanti. Perchè in C conta soprattutto l’agonismo, la corsa, l’aggressività e si bada al sodo. In questo senso il Lecce ha più uomini di categoria. Poi il mercato di gennaio può recitare un ruolo di rilievo. Comunque sono fiducioso per il Catania, Lo Monaco sa il fatto suo ed è un’arma in più”.
Come t’immagini Trapani-Catania?
“Potrebbe essere una partita bloccata perchè nessuna delle due squadre ci starà a perdere. Mi aspetto una gara caratterizzata da pochi gol. I granata hanno buttato via punti importanti con Catanzaro e Matera, vero, ma sarà una partita dura venerdì per i rossoazzurri. Mi sembra, comunque, che il Catania stia acquisendo la giusta mentalità andando a vincere su campi molto difficili come Castellammare di Stabia. Il gruppo si sta amalgamando sempre di più”.
Forza Catania o forza Trapani venerdì?
“Il cuore dice Catania. A Trapani sono stato veramente bene, ma c’è un legame veramente profondo con l’ambiente rossoazzurro. Catania è una piazza molto più calda di Trapani. Che vinca il migliore, magari mi andrebbe bene un pareggio così non si lamenta nessuno”.
Chi è psicologicamente più avvantaggiato, chi sta davanti o chi insegue in classifica?
“Secondo me è meglio stare davanti, poi conta che la squadra che ti precede tenga il passo. Ultimamente il Lecce ha perso per strada dei punti ed ha avuto fortuna in alcune partite, ma davanti vanta giocatori molto forti. In difesa, invece, i salentini hanno qualche problema. Al contrario, il Catania subisce poche reti. E’ importante avere un reparto arretrato solido, ma devi anche essere in grado di segnare ed è meglio vincere due gare che pareggiarne cinque. Ripa e compagni devono cominciare ad andare in gol con continuità. Ripa fatica a trovare la via della rete, so benissimo cosa vuol dire da ex attaccante. Bisogna tirare fuori gli attributi e dimostrare che sei meritevole di una piazza come Catania”.
Si ringrazia Giuseppe Mosca per la gentile concessione dell’intervista.
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