42 anni Cristiano, 40 Alessandro. Differenza di età minima ed entrambi i fratelli continuano a respirare calcio seppure in ruoli diversi. Il primo è alla guida tecnica del Catania ed ha iniziato ad intraprendere la carriera di allenatore nel 2012. Ripartendo dopo un’intensa attività da bomber con oltre 220 reti all’attivo in Italia ed all’estero, militando anche tra le fila di Valencia (Spagna) e Shakhtar Donetsk (Ucraina), oltre che indossando la prestigiosa ed ambita maglia azzurra.
Alessandro, invece, non ha appeso le scarpette al chiodo. Teoricamente il 2018 sarà il suo ultimo anno da calciatore, ma l’attuale condizione fisica invidiabile gli ha consentito di riprendersi il posto da titolare in Serie B. Per la decima stagione consecutiva indossa la maglia del Parma. Il Crociato gli è rimasto cucito sul petto, ha vissuto anche l’inferno della Serie D pur di continuare a giocare in terra emiliana. Si è guadagnato l’affetto dei tifosi, anteponendo il cuore agli interessi economici del calcio.
Tornando al fratello Cristiano, ha sposato un progetto nuovo. Il più ambizioso da allenatore dopo l’esperienza acquisita sulle panchine di Parma (Allievi Nazionali), Perugia, Viareggio, Pistoiese, Tuttocuoio e Messina. Ha accettato la chiamata del Catania, club che vanta tradizioni importanti, un seguito di pubblico notevole, una piazza calda ed affascinante. Il popolo rossoazzurro sogna, nel giro di pochi anni, il ritorno del Catania in palcoscenici ben più consoni.
Chissà che proprio l’artefice del rilancio tecnico etneo non sia Cristiano Lucarelli. Uno a cui piace mettersi in gioco, che ha sempre costruito i propri successi attraverso l’espressione del sacrificio e l’acquisizione della famigerata gavetta. Intendendo primariamente il calcio come passione e sentimento, lavoro ed applicazione. Cristiano sta, giorno e notte, sul pezzo. Sa quanto grande sia il senso di responsabilità e del dovere.
Soprattutto al cospetto di un ambiente devastato dagli accadimenti degli ultimi anni. Tra gestioni scellerate, “Treni del gol”, assenza di programmazione, debiti, retrocessioni e figuracce sportive sui campi polverosi, il rapporto squadra-tifosi si è deteriorato fino a ridursi ai minimi termini. Lucarelli, però, ha avuto il merito di restituire alla gente di Catania il sorriso, riaccendere entusiasmo, riscoprire la fiammella e l’essenza delle emozioni.
Il campo dimostra che la squadra occupa una posizione d’alta classifica, segno tangibile che lo staff tecnico rossoazzurro, operante in piena sinergia con Cristiano, lavora con impegno ed abnegazione totali. La grinta e la carica di Lucarelli trasmettono le giuste motivazioni ad un Catania che, però, sogna di alzare ulteriormente l’asticella. Centrando, magari, quel primo posto che merita la città e farebbe entrare di diritto il tecnico livornese nel cuore dei tifosi e nella storia del Catania.
Non sappiamo ancora se riuscirà nell’intento. Cristiano, però, vuole imprimere il proprio marchio distintivo. Caratterizzando un Catania a sua immagine e somiglianza. Grintoso, compatto, umile e generoso. Che non molli di un centimetro. Esattamente come il fratello Alessandro, punto di riferimento gialloblu dentro e fuori dal campo. Simboli, entrambi, di un calcio autentico e genuino. In antitesi con l’attuale realtà di uno sport sempre più dominato dal dio denaro, saturo di veleni e troppo spesso veicolo di messaggi fuorvianti.
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