“Totò Criniti, lalalala… Totò Criniti lalalala….”, un coro che spesso i tifosi del Catania tributavano ad Antonio Criniti, nella stagione 2000/2001 quando la squadra rossoazzurra militava in Serie C1. Il nostro Direttore, Livio Giannotta, ha avuto il piacere di contattarlo telefonicamente in ESCLUSIVA per TuttoCalcioCatania.com, in vista di Catania-Catanzaro, partita in programma domenica allo stadio “Angelo Massimino”:
Antonio, sono passati 16 anni ma è ancora vivo, alle pendici dell’Etna, il ricordo della tua esperienza vissuta in rossoazzurro…
“Catania, Sambenedettese, Reggina e Cagliari sono le piazze in cui mi sono trovato meglio. Non mi stancherò mai di ripetere che Catania è stata una tappa significativa, tra le scelte che rifarei altre cento volte. E’ una piazza meravigliosa ed innamorata di calcio. Io arrivai a dicembre quando le cose erano compromesse, poi facemmo una scalata incredibile ma perdendo la finale Play Off. Quando uno dà tutto e sputa l’anima, soprattutto in una piazza importante e difficile come Catania, la gente se lo ricorda. Non posso dimenticare cosa accadde quando perdemmo col Giulianova. Eravamo usciti scortati, roba da fare venire i brividi a tutti. Invece io mi dissi che avrei dovuto prendere per mano la squadra. Ben presto indossai la fascia di capitano. Poi iniziò una grande scalata. Totò è stato un tassello importante ed ha dato tutto se stesso per la maglia rossoazzurra. Magari ho fatto divertire i tifosi per le giocate ed i gol, però mi sono calato le braghe entrando nel cuore della gente. Avevo esordito nel derby con l’Atletico Catania, lì vincemmo 2-1 con miei assist e giocate importanti. La gente capì subito che andavo coccolato. I tifosi mi hanno messo nelle condizioni di essere protagonista e trascinatore. Porterò sempre con me l’esperienza di Catania”.
Sei un ex Catanzaro. Ultimamente hai anche seguito gli allenamenti della squadra giallorossa. Che ricordi custodisci dell’esperienza catanzarese e quale tipologia di avversario deve attendersi il Catania?
“Sono nato calcisticamente a Catanzaro. Ho esordito in B a 16 anni e mezzo. E’ stato il mio ingresso nel mondo professionistico. Catanzaro mi ha fatto nascere e formato, a Catania mi sono confermato. Ho un affetto particolare che mi lega a Dionigi, attuale tecnico giallorosso. Il Catanzaro è una squadra scorbutica. Dietro però fatica non poco. Il centrocampo possiede gente ignorante e bella tosta, mentre là davanti ci sono giocatori da non sottovalutare come Falcone, Letizia ed Infantino. Il Catania è chiaramente superiore ma deve stare attento. I rossoazzurri hanno la necessità di vincere per non perdere contatto dalla vetta. Il Lecce, tra l’altro, rischia il ko a Siracusa, squadra di categoria. “Noi” potremmo approfittarne”.
Sarà corsa a tre Catania-Lecce-Trapani per la vittoria del girone C?
“Il Catania ritornerà in B. Se la giocherà con il Lecce, le altre squadre lasciale perdere. La sconfitta con la Leonzio ci può stare. Queste squadre che vengono dalla D non hanno niente da perdere, vanno al ‘Massimino’ a giocare la partita della vita. Poi il Catania ha perso una partita strana a Reggio Calabria. Strada facendo si è perso qualche punto dal Lecce, ma il cammino non è proibitivo. Liverani è preparatissimo, lo conosco bene. Il Lecce vanta una rosa di spessore ma il Catania ha qualcosa di più, lo vedo favorito. A patto che sia costante nei risultati. Servono maggiori vittorie consecutive. Anche il Lecce ha steccato ultimamente e sbaglierà altre partite. E’ normale. Ritengo che il Trapani, invece, non abbia tenuta mentale e fisica per puntare alla promozione. Non lo vedo pronto per la risalita in B. Poi Lucarelli non è stupido, sa che conterà disputare un girone di ritorno brillante. Io l’ho incontrato da calciatore. Un attaccante non bellissimo da vedere ma che faceva reparto da solo e tanti gol, estremamente concreto. Può trasmettere la sua mentalità al Catania. Ancora la squadra etnea, forse, non indossa il vestito dell’allenatore”.
Si è abbassato il livello della Serie C rispetto ai tuoi tempi?
“La Serie C è cambiata molto, il livello tecnico di tutto il campionato italiano si è abbassato notevolmente rispetto agli anni ’90 ed i primi del 2000. Ai miei tempi c’erano Van Basten, Gullit, Vialli, Rijkaard, Baggio, Maradona, Careca. Ora chi abbiamo in Italia? Certi stranieri in A manco li conosco. Il livello si è abbassato molto perchè non ci sono più i soldi, nè persone competenti. Lavora gente che il giorno prima faceva il farmacista e poi s’improvvisa Direttore Sportivo. Gli allenatori sono sempre gli stessi, stravecchi anche come mentalità. Tutto questo si ripercuote a livello nazionale. Scarseggiamo come materia in Italia. La materia la crei curando bene il settore giovanile, con tecnici competenti. Non con gente che non ha mai calciato un pallone. Io lavoro con gioia, cuore e voglio insegnare calcio ma sto a casa. Funziona così. Seguo le partite delle giovanili, ma qualità zero. Ci sono tanti allenatori preparati in giro, ma vengono scelti sempre i soliti noti o perfetti sconosciuti”.
Ti piacerebbe sposare un nuovo progetto?
“Non vado ad allenare nelle Prime Squadre, soprattutto quando non vedo un progetto valido. Se mi si chiede di valorizzare determinati calciatori, ci lavoro. Preferisco operare in un settore giovanile dove possa mettere a disposizione tutta la mia esperienza e conoscenza tecnica svolgendo un lavoro fatto di sudore in campo ed impegnandomi, in primis, a formare i calciatori. Nelle giovanili, tattiche e moduli passano in secondo piano. Le uniche società che lavorano molto bene in ambito nazionale giovanile sono Atalanta, Chievo Verona ed Empoli. Neanche la Juventus possiede un settore giovanile di primo livello. Alla guida degli Allievi Nazionali del Monza vinsi sia a Vinovo che in casa, li ho massacrati”.
Magari potresti a tornare a Catania…
“Se Lo Monaco mi chiedesse di tornare, io lo farei di corsa. Ci tengo che tu lo scriva. Perchè sarebbe bellissimo insegnare calcio in una piazza straordinaria ed innamorata del pallone. Non ne farei una questione economica. Svolgerei un lavoro straordinario in una struttura importante. Non sono mai stato a Torre del Grifo ma ho visto le immagini televisive del Centro Sportivo e parlano chiaro. Mi piacerebbe molto lavorare per il Catania”.
Come mai, da calciatore, l’avventura a Catania è durata poco tempo?
“Al termine della stagione 2000/01 rimasi a Catania. L’allora tecnico rossoazzurro Aldo Ammazzalorso soffriva la presenza di giocatori di personalità, carisma e carattere. Questo lo sapevo come fama. Io ed altri calciatori con tali caratteristiche fummo fatti subito fuori da lui. Vedi Baronchelli, Pane, Bresciani… non ci ha mai calcolato in ritiro. Mi opposi al trasferimento, chiedendo a Riccardo Gaucci di rimanere a Catania perchè volevo fortemente restare nella mia casa, in una grande città, una piazza passionale. Se quell’anno il Catania fosse salito in B, sarei certamente rimasto. Purtroppo abbiamo perso la finale Play Off col Messina perchè loro erano arrivati più freschi. Eravamo molto superiori al Messina, ma noi arrivammo cotti. Me ne accorsi già nella partita d’andata pareggiata 1-1 al Cibali. Poi sapevamo che a Messina sarebbe stata dura, ci voleva un miracolo. A Catania devi essere anche lucido mentalmente, la piazza è molto esigente e ti spreme anche a livello psicologico. Quell’anno pagammo soprattutto il calo fisico dopo la lunga serie di risultati vincenti ottenuti nella seconda parte del campionato. Fu un vero peccato”.
Ti è capitato di assistere a qualche partita del Catania al “Massimino”?
“Ho un sacco di amici a Catania. Veramente ho lasciato il cuore lì. Vivevo ad Acitrezza, nel mese di dicembre andavo al mare. Se avessi avuto la possibilità mi sarei recato in Sicilia domenica per assistere a Catania-Catanzaro, ma spero di farlo quanto prima. Magari in occasione di una partita di cartello. E, lo ripeto, se il Catania mi chiamasse per operare nel settore giovanile non sarei entusiasta, di più”.
Si ringrazia Antonio Criniti per la gentile concessione dell’intervista.
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