Lunga chiacchierata telefonica con l’ex difensore del Catania Nicola Diliso. Spazio al presente che sta vivendo in Puglia con uno sguardo rivolto al passato, in particolare alle esperienze vissute in rossoazzurro ed alla Reggina.
Da circa sette anni hai smesso di giocare a calcio. Adesso ti occupi di calcio giovanile. Come prosegue la tua carriera?
“Benissimo. Ho aperto una scuola calcio tra le più belle realtà del mio territorio, raggiungendo un numero elevato di iscritti fino a 16 anni di età. Poi li mando a fare la Juniores altrove ed in giro nei luoghi in cui ho giocato. Sinceramente avevo la possibilità di lavorare con i grandi all’inizio, poi ho maturato quest’idea ed i frutti si sono visti incrementando, di anno in anno, il numero di iscritti. Collaborano con me 8 allenatori. Lo scorso anno per poco non sono venuto a Torre del Grifo perchè avevo già prenotato un viaggio a Verona e, successivamente, la struttura era occupata nel periodo in cui sarei dovuto venire. Però, prima o poi, una passeggiata la farò anche lì. Se non quest’anno, il prossimo. Appuntamento solo rinviato”.
Nicola, cosa ha significato per te indossare la casacca rossoazzurra?
“Ho vissuto una stagione bellissima a Catania, tappa molto significativa della mia carriera. Mi sono trovato molto bene a livello umano e logistico. Lì è nato il mio primo figlio. Abitavo ad Acitrezza. Il mare, il caldo, l’accoglienza ed il calore dei tifosi… esperienza indimenticabile, non mi mancava nulla. La piazza è entrata nel cuore, mi ha dato tantissimo. E’ stata anche l’annata del mio rilancio personale. Per fortuna Angelozzi mi portò a Catania. Poi con Squizzi, Delvecchio, Mascara e Stendardo andammo a Perugia. Eravamo i figliocci di Colantuono ed Angelozzi. Non me ne vogliano gli altri ma io, Delvecchio e Stendardo ci sentivamo i più coccolati. Siamo stati tra gli uomini più rappresentativi di quel Catania. C’era stata la possibilità di rimanere in Sicilia perchè avevamo disputato un bel campionato. Io ero il più indicato a restare per carenza di giocatori nel ruolo, poi però Lo Monaco fece altre scelte. Tornai a Verona per fine prestito, prima della cessione al Perugia”.
Hai qualche rammarico per l’esito di quel campionato di Serie B concluso al nono posto?
“Peccato non avere partecipato allo spareggio promozione. Avevamo una buona squadra. Io, Firmani, Mascara, Stendardo, Fini, Grieco… Inizialmente faticammo in campionato, poi il Catania diede filo da torcere. Potevamo veramente sperare in qualcosa di più importante di un posizionamento a metà classifica. L’unico vero handicap fu la sconfitta doppia nel derby col Palermo. Prendemmo cinque scoppole alla Favorita e due in casa, i tifosi erano profondamente delusi e si fecero sentire alla ripresa degli allenamenti. Ma in quel campionato cadetto i rosanero avevano un organico davvero molto forte con gente come Grosso, Zauli, i fratelli Filippini, Toni”.
Quali allenatori ti hanno lasciato qualcosa di prezioso?
“Colantuono ha rappresentato una parte importante. Lui mi ha rivalutato. Ho vissuto anni difficili a Cagliari. A Verona, ai tempi della Serie A, ho incontrato difficoltà trovandomi a lottare per la conquista del posto da titolare con gente come Oddo e tanti altri. Poi, in B, Colantuono mi fece giocare quasi tutte le partite. Angelozzi, che allestì l’organico rossoazzurro nel giro di una settimana, nutriva una grande stima nei miei confronti. Ero un suo pallino dai tempi del Giulianova. Continuiamo ad avere un buon rapporto con Colantuono. Il mio esordio a Catania fu con il Cagliari e perdemmo, ricordo che il mister in settimana iniziò ad urlare mettendoci tutti in riga nelle successive gare. Ci sono stati degli allenatori che mi hanno voluto bene. Mister Colomba mi vide all’opera a Giulianova prima di portarmi a Reggio. Ulivieri a Cagliari, Malesani a Verona, pur non facendomi giocare spesso si sono rivelati dei maestri per me. Tuttora con Ulivieri ho un rapporto speciale”.
In carriera anche un’annata soddisfacente alla Reggina…
“Sì. Reggio, come Catania, mi è rimasta nel cuore. La considero un’esperienza altrettanto importante. Lì ho firmato il primo contratto rilevante della carriera, giocavo sempre ed ho anche realizzato qualche gol. E’ stata una tappa importantissima che mi ha proiettato nel calcio che conta. Ho vissuto il mio secondo anno in cui vivevo da solo fuori casa. Mi sono sentito compiutamente calciatore. Ho fatto benissimo, fu la svolta per poi accedere in A. Tra i compagni di squadra di allora ricordo Perrotta che andò alla Juve, io e Morabito a Vicenza con mister Colomba, che mi vide all’opera a Giulianova prima di portarmi a Reggio”.
In tema di settore giovanile, Catania e Reggina stanno operando positivamente…
“Ho sentito il responsabile del settore giovanile della Reggina, che tra l’altro è di Bari. Voleva fare un’affiliazione quest’anno con la mia scuola calcio. Ma io sono un pò restio alle affiliazioni. E’ una questione di principio. Se magari c’è un ragazzino valido, ha la prelazione la società con cui fai l’affiliazione. Ma io preferisco non sentirmi legato a questo tipo di situazioni. La Reggina sta sviluppando un ottimo lavoro a livello di settore giovanile. Reggio è sempre stato il fiore all’occhiello di tutta Italia da questo punto di vista. Già all’epoca quando ci giocavo io. Ricordo che al ‘Sant’Agata’ tutte le giovanili si allenavano con la Prima Squadra, noi esperti pranzavamo con i più giovani. Programmare, come stanno facendo la società amaranto ed il Catania, è la strada giusta per sviluppare piena efficienza nelle giovanili. Torre del Grifo Village è megagalattico ed invidiato in Italia. A Bari, piazza importantissima di B, invece sulla carta c’è tutto per fare bene ma non esiste un Centro Sportivo. Una carenza non di poco conto”.
Sei rimasto in contatto con qualche ex giocatore del Catania di allora?
“Con Beppe Mascara ci sentiamo e vediamo spesso. Alcuni ex compagni, poi, chiaramente con il passare del tempo li perdi di vista. Con Grieco ci siamo sentiti, lavora nell’ambito del settore giovanile. Poi Vito è di Molfetta, abita dalle mie parti. Quindi è ancora più semplice restare in contatto”.
Battuta d’arresto per il Catania in casa con la Sicula Leonzio. Possibile contraccolpo psicologico?
“Se il Catania ha collezionato una serie di sei vittorie consecutive senza subire gol, vuol dire che la squadra possiede una struttura importante e giocatori di spessore. A volte queste sconfitte sono salutari. I calciatori, magari, avevano inconsciamente la pancia piena e, adesso, si danno una ridimensionata. L’ambiente deve capire che scendono in campo anche le avversarie e mettere in conto che si avvertirà un calo fisico lungo il percorso. Bisognerà vedere cosa succederà in tutto l’arco del campionato. Ma non penso che dall’oggi al domani si sia sfasciato qualcosa. Se una squadra stenta, lo noti subito”.
Hai avuto la possibilità di seguire qualche partita del Catania quest’anno?
“Il compagno di mia cugina è di Catania, tifoso sfegatato. Mi manda sempre i risultati e le foto dello stadio. Sono aggiornatissimo sulla squadra rossoazzurra, la seguo ed è guidata da un bravo allenatore. Speriamo che gli etnei vincano il campionato. Il Lecce può dare filo da torcere. Negli ultimi anni, però, la squadra salentina è sempre partita a mille per poi calare lungo il percorso. Il Lecce, comunque, vanta una società solida e Liverani è un ottimo allenatore. Vincere un campionato non è mai semplice, soprattutto in C dove succede che l’ultima classificata può battere la prima. E’ più facile salvarsi. Ormai è difficile stravincere i tornei, anche perchè il livello calcistico in Italia si è abbassato. Ai miei tempi conquistare il posto da titolare in Prima Squadra era davvero molto difficile. Adesso c’è maggiore equilibrio, i Presidenti hanno un’idea un pò strana del calcio e preferiscono fare cassa vendendo i ragazzini”.
Hai mai marcato Cristiano Lucarelli?
“Non ricordo esattamente i precedenti, ma sicuramente l’ho affrontato da avversario ai tempi in cui militava tra le fila del Livorno ed io nel Catania. A proposito di Livorno, ricordo il match di campionato concluso con il risultato di 2-2 in Toscana. Vincevamo 2-1. Poi si concretizzò il pareggio contestatissimo per un rigore generosamente concesso agli amaranto nei minuti finali con De Marco direttore di gara”.
Degna chiusura amarcord per l’ex difensore del Catania Nicola Diliso, che ringraziamo per la gentile concessione dell’intervista.
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