Piacevole conversazione telefonica con Alessandro Cicchetti, ex calciatore di Catania e Siracusa, in vista del confronto di sabato sera allo stadio “Nicola De Simone”. Cicchetti si aspetta un derby dai contenuti molto interessanti.
1999, Catania batte Messina al Cibali in Serie C2. Che ricordi conservi di quella partita?
“Una gara che ha segnato il percorso di tutti. E’ rimasta indelebile nei ricordi. Ha sancito il ritorno del Catania in C1 dopo tanti anni di purgatorio, un riavvicinamento allo stadio di molti tifosi che si erano un pò disinnamorati del calcio. Inoltre si trattava di un derby sentito. Impossibile dimenticare”.
Hai giocato anche a Siracusa. Come fosti accolto da ex rossoazzurro?
“Era la stagione 2004/05, chiusura di carriera. Quando giocai a Siracusa ero già sposato con la moglie catanese, vivevo e continuo a vivere a Catania con due figlie catanesi. Tutto questo non ha creato alcun tipo di malumore. Nonostante l’ostilità sportiva tra le tifoserie io, una figura importante nella storia del Catania all’epoca, fui accolto con grande rispetto. Posso solo ringraziare i tifosi aretusei per l’accoglienza ed il sostegno. Le frizioni fanno parte dello sport ed è giusto che ci siano se non sfociano in atti di violenza. In piazze come Catania e Siracusa, da ex rossoazzurro o aretuseo, se giochi nell’altra sponda e dimostri impegno, onestà e dedizione al sacrificio dando tutto, la gente lo apprezza a prescindere dai trascorsi nella squadra rivale. Penso anche a Baiocco, con cui siamo molto amici. Io da calciatore ero molto caratteriale in campo, quello che continua ad essere Baiocco, correndo più degli altri”.
Come immagini Siracusa-Catania?
“Mi aspetto una partita in cui l’aspetto fisico e caratteriale prevarranno su quello tecnico. Si trovano di fronte due squadre ben costruite, in qualche modo simili perchè hanno allestito rose molto ampie a differenza di tanti altri club. Entrambe le società vantano in organico giocatori poliedrici, con doppi ruoli, e potenziali titolari in qualsiasi formazione. Sia il Catania che il Siracusa hanno giocatori forti. I rossoazzurri possiedono una rosa molto importante. Il percorso che stanno facendo con cinque vittorie di fila lo dimostra. Però anche il Siracusa credo abbia un organico di rilievo. Entrambe le squadre sono guidate da ottimi allenatori, secondo me i valori tecnici si azzereranno in campo sabato. Il Catania attuale è molto forte tecnicamente nei singoli e nei doppi ruoli. Come il Siracusa, ha giocatori duttili che consentono ai rispetti allenatori di cambiare il modulo di base se necessario. Bianco adotta un 4-2-3-1 di partenza, Lucarelli il 3-5-2. Sarà una bellissima gara dal punto di vista caratteriale, ne sono convinto”.
Forse al Catania della passata stagione mancava qualcosa sul piano caratteriale?
“Ricordo nei miei primi anni vissuti a Catania che avevamo organici spaziali ma, forse, scendevamo in campo con la presunzione di sentirci superiori a chiunque. La Serie C2 era un ring. Botte, cazzotti nei parcheggi, nei tunnel… Probabilmente tante partite le abbiamo vinte sotto il tunnel, le partite iniziavano già lì (ride, ndr). Dentro e fuori casa. Avevamo una squadra di grandissimo carattere quando salimmo in C1. Ecco, penso che questo Catania abbia cominciato ad intendere la categoria”.
Chi può spostare gli equilibri nel derby?
“Sarebbe banale dirti gli attaccanti. Credo che l’equilibrio e squilibrio delle due squadre avverrà a centrocampo. Sarà quello il reparto fondamentale per vincere la partita. Perchè il centrocampo rappresenta quel settore che, generalmente, ti permette di avere più equilibri possibili. Se accorci bene in uscita, in fase di possesso e di non possesso. Dal mio punto di vista i duelli più importanti saranno a centrocampo”.
Dove possono arrivare Siracusa e Catania?
“Non lo so. Il Catania è forte, come gli aretusei, il Lecce ed il Trapani. Poi può essere che s’incastri qualcosa, i giocatori diventano branco e chissà. Non dimentichiamo la storia recente del Crotone che, due anni fa, avrebbe dovuto lottare per salvarsi ed invece ha stravinto il torneo di B. Gli anni precedenti Frosinone e Carpi idem. Il Lecce fece perdere lo scudetto alla Roma, ai tempi in cui io facevo il raccattapalle. Nel ’94 giocavo a Casarano e la squadra era fortissima sulla carta, fummo costretti a giocare i Play Out. Nella stagione 1997-98, col Catania, alla prima di campionato mi ruppi il crociato a Caltanissetta. Era il Catania dei vari Furlanetto, Signorelli, Calcaterra, Pellegrini, Lugnan, Manca, Marziano, Di Julio, Di Dio, giocatori di spessore per la categoria all’epoca. Poi con gli innesti di Passiatore, Tarantino, Di Cunzolo e altri l’anno successivo vincemmo il campionato, ma in quella stagione ci salvammo in extremis. Nel calcio nulla è scontato, non è detto che la squadra più forte vinca. Io stesso ho sempre giocato in squadre molto competitive ma ho vinto solo due campionati in carriera”.
Il calciomercato invernale potrebbe recitare un ruolo importante a gennaio…
“Io toglierei la finestra di gennaio. Ai miei tempi il mercato apriva il primo di luglio e chiudeva a volte l’11, a volte il 13 luglio. Porterei il calciomercato a novembre. Spesso il mercato invernale fa danni. Pensi di migliorare ulteriormente la rosa, poi prendi un giocatore che destabilizza gli equilibri. Sai quante squadre pensano di stravincere e poi, in chiusura di mercato, combinano disastri? Se già sei forte, devi stare attento quando effettui innesti sul mercato perchè il calciomercato può produrre danni irreparabili”.
Si ringrazia Alessandro Cicchetti per la gentile concessione dell’intervista.
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