Pino Rigoli e Mario Petrone. Cambia la forma ma non la sostanza. Il Catania stentava con il tecnico siciliano e non ha ancora ingranato la marcia giusta nemmeno con l’allenatore napoletano, che comunque siede sulla panchina rossoazzurra da sole tre partite. Se con il predecessore il gioco del Catania era principalmente votato alla fase difensiva, con Petrone la mentalità che s’intende trasmettere alla squadra è di essere propositiva sia in casa che lontano dal “Massimino”.
Anche a costo di schierare contemporaneamente in campo cinque attaccanti pur di conquistare un risultato positivo. L’inserimento di più uomini offensivi ha pagato a Messina, mentre contro il Melfi ha determinato un crollo a centrocampo ed una difesa preda delle veloci ripartenze gialloverdi. Il segnale di coraggio inviato da Petrone non è stato, evidentemente, recepito dalla squadra.
Anziché triturare il Melfi, come sulla carta sarebbe dovuto accadere, il Catania ha subito addirittura lo 0-2. Risultato a dir poco clamoroso che ribadisce la continua ricerca di un equilibrio non ancora raggiunto. La guida tecnica è diversa, differenti sono anche le filosofie di calcio dei rispettivi allenatori ma permane la difficoltà a rendere equilibrato il modo di stare in campo della squadra.
© RIPRODUZIONE DEL TESTO, TOTALE O PARZIALE, CONSENTITA ESCLUSIVAMENTE CITANDO LA FONTE – Qualunque violazione del diritto di copyright sarà perseguita a norma di legge.