“Me la dovete su…re, forza Palermo!”. Modo perfetto per aizzare i tifosi del Catania allo stadio “Angelo Massimino” e parole pronunciate dal difensore del Catanzaro Giuseppe Prestia, a seguito dell’uscita dal rettangolo di gioco causa espulsione. C’è chi giustifica l’atteggiamento di Prestia ritenendo che, utilizzando la terminologia in questione, abbia dimostrato amore verso la propria città, Palermo. Ma come si fa ad affermare tale castroneria? Offendere e provocare la tifoseria avversaria appare come il manifestarsi di un gretto provincialismo.
Un atteggiamento del genere andrebbe sempre censurato dagli organi competenti. Invece apprendiamo con stupore che la Lega Pro, portatrice di valori sani e di lealtà sportiva, non prende alcun provvedimento di fronte alle parole offensive di un calciatore professionista (inflitto un turno di squalifica ma riferito unicamente all’episodio dell’espulsione, ndr). Evidentemente la Lega rimane impassibile di fronte al comportamento di qualsiasi tesserato in ambito professionistico che insulta ed aizza i tifosi avversari. Qualcosa che desta non poche perplessità e dovrebbe portare ad un’attenta riflessione.
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