L’Amministratore Delegato del Catania Pietro Lo Monaco, ai microfoni di gianlucadimarzio.com si è soffermato sugli ex allenatori rossoazzurri Montella, Simone, Mihajlovic e Maran oltre che su vari calciatori acquistati ai tempi della Serie A tra i quali il ‘Papu’.
“Montella, Simeone e Mihajlovic protagonisti? Animo da combattente il Toro. Si sono sposati bene, e fa piacere vedere tutti questi allenatori di successo che hanno una matrice in comune. Simeone? Avevo una squadra buona che in quel momento si era fatta prendere troppo dalla tattica e dal compitino. Ci serviva un capitano non giocatore, e scelsi il ‘Cholo’. C’è stima ed affetto. A volte ci siamo incontrati. Io gli dicevo sempre che stava studiando per diventare un grande allenatore. Se va all’Inter? Se l’Inter vuole riportarlo in Italia, va bene. Ma Simeone non accetta un progetto se non è vincente, quindi farebbero bene a muoversi prima e programmare il futuro”.
“Montella per me è il numero uno come capacità di gioco in campo, il migliore in Italia insieme a Sarri. Maran? Assolutamente un altro grande allenatore, e non da ora. Rolando è un grandissimo tattico, le sue squadre le mette bene in campo, fanno le due fasi in maniera equilibrata. E’ un allenatore di grande affidabilità, io gli feci fare l’allenatore praticamente già ai tempi del Brescia. C’era Sonetti, lui era il secondo di Baldini e quando fu esonerato ho voluto fortemente che rimanesse lui. E cominciò così la sua carriera”.
“Gomez? Tanta roba. A volte si spendono milioni e milioni per giocatori dal nome più affascinante o più pompati come Iturbe, che non aveva mai giocato nel River e nel Porto e che aveva fatto mezzo campionato nel Verona: 30 milioni di euro. Gomez lo pagai 1,2 milioni di euro a dimostrazione che i buoni giocatori ci sono dappertutto, basta saperli scegliere e gestirli. Mi piace pensare ai ragazzi scovati in C come Biagianti, preso dalla Pro Vasto e poi protagonista in A per dieci anni. Ma gli stessi Izco, Gomez, Barrientos, Bergessio, Vargas, Spolli… Nessuna in A è come il Catania di allora. Si scovava senza soldi”.