Attraverso le pagine del Corriere dello Sport l’ex allenatore del Catania Francesco Moriero rilascia un’interessante intervista tornando sull’esperienza vissuta ai piedi dell’Etna, le potenzialità della squadra rossoazzurra e la partita di domenica con il Lecce, squadra della sua città in cui ha militato in passato:
“Lecce e Catania hanno una storia simile. Il Lecce soffre da quattro-cinque anni dopo essere inopinatamente precipitato in Lega Pro come è accaduto, più o meno, al Catania. Adesso è arrivata una nuova dirigenza, un presidente tifoso che vuol tornare in alto ed è tornato l’entusiasmo. Può puntare alla promozione diretta. Catania Squadra più completa di quella dello scorso anno. Il cammino è stato fin qui deludente, la penalizzazione è un bel fardello, ma l’obiettivo dei play off è alla portata. Normale che la piazza dia pressione, ma in questo caso deve essere bravo l’allenatore a gestire la situazione. A quel punto il Catania ne verrà fuori”.
“Che gara sarà Catania-Lecce? Una gara giocata a viso aperto. Il Catania vuole dare una svolta alla propria stagione, il Lecce confermarsi leader del campionato. Difficile dire come finirà, ma sarà una bella partita, garantirà spettacolo. La guarderò, così come ho voluto assistere al derby Catania-Messina di due domeniche fa. Non sono tipo da sviolinate, mi conoscete. Ho allenato il Catania soltanto per dieci giornate, ma questa piazza mi è entrata nel cuore. Lecce e Catania sono molto simili e quando sono arrivato in rossazzurro è stato quasi un passaggio naturale per un uomo del Sud come me”.
“Se mi avrebbe fatto piacere restare ai piedi dell’Etna? Sapete come la penso, ma è pur vero che vivo nel mondo del calcio da un bel po’: era logico che nel momento in cui fosse arrivato un nuovo direttore sarebbero cambiate delle cose, che Lo Monaco avrebbe portato con sé uomini di sua fiducia. Così è accaduto e allora guardo avanti con serenità. Rimpianti? Il più grande è stato quello di non aver potuto far vedere il gioco che volevo. Sono arrivato in un momento difficile, con la squadra che doveva salvarsi ma che non vinceva in casa non so più da quanto. A quel punto ho ritenuto che la strada migliore fosse quella legata a un lavoro sulla testa dei calciatori. Anche se all’ultima giornata di campionato, i fatti mi hanno dato e ci hanno dato ragione.
“Fu impresa salvezza? Lo confermo. Le condizioni che si erano venute a creare, con la squadra appesantita da una penalizzazione di ben 9 punti, erano davvero difficili. Lo so che Catania punta a molto di più. Io dico soltanto che quel risultato minimo è molto più di quel che è sembrato. Aneddoti? Ce ne sarebbero tanti, ma io mi fermo a quella cena dopo la salvezza, con foto sui social, che in tanti hanno criticato. Invece no, i ragazzi erano consapevoli di quel che tutti avevamo rischiato: nei loro occhi c’era la gioia e per me è stato fantastico essere stato alla guida di quel gruppo”.
“Quali le conferme più azzeccate? «Parto subito con Bergamelli e Bastrini, che sono due giocatori di categoria superiore. Ma anche gli altri riconfermati sono dei ragazzi di grande valore: da Parisi, che praticamente non ho avuto mai, al guerriero Di Cecco. Fino ad arrivare a Calil e Russotto, che al momento in cui ritroveranno la tranquillità torneranno a fare la differenza, così come è nelle loro corde. Discorso a parte merita Di Grazia, rientrato alla base e per il quale prevedo un futuro davvero roseo”.