Ottobre 2013, campionato Allievi Nazionali. Durante la gara Novara-Pavia, l’arbitro Lorenzo Maggioni, designato per Catania-Lecce di domenica pomeriggio, secondo la versione dell’allora tecnico della squadra pavese Mark Iuliano avrebbe apostrofato Christian Comi, giovane calciatore di mamma cubana e papà italiano, con un “vattene, negro del cazzo”.
Sulla base del referto del signor Maggioni, Iuliano venne squalificato per sei mesi con un’ammenda di 250 euro perché «al termine dell’incontro entrava nello spogliatoio dell’arbitro e lo insultava e minacciava di morte ripetutamente, accusandolo di aver proferito frasi razziste nei confronti di un proprio giocatore. Dopo che il direttore di gara usciva dal locale doccia e si recava nella parte dello spogliatoio ove si trovavano i suoi assistenti insieme ai dirigenti delle due società, reiterava tali minacce ed insulti ed inoltre lo spingeva, facendolo arretrare di alcuni passi. Situazione che cessava solo a seguito dell’intervento dei dirigenti che lo allontanavano a fatica mentre continuava a minacciare l’Arbitro».
Una ricostruzione totalmente diversa da quella di Iuliano: “Chistian era in lacrime a fine gara per quell’insulto razzista, che l’arbitro ha pronunciato dopo che il mio giocatore aveva protestato per un calcio ricevuto alla schiena – racconta Iuliano – così alla fine della gara sono entrato nello spogliatoio dell’arbitro e gli ho detto, energicamente, come si era permesso di insultare in quel modo un ragazzo di 16 anni, lui che dovrebbe essere un educatore come noi allenatori. Certo, ho urlato, ma Maggioni non l’ho assolutamente toccato né minacciato di morte, né mi sono avventato contro di lui. Sarebbe bastato scusarsi e invece l’arbitro ha negato. Allora ho chiamato il ragazzo, che ha confermato tutto: a quel punto, sì, sono stato io a insultarlo perché era stato anche bugiardo. Lo rifarei mille volte”.
Christian Comi, invece, disse che “in campo ci zittiva dicendoci che avremmo potuto parlare solo quando fossimo arrivati, come lui, in Lega Pro. E’ giusto che un arbitro si faccia rispettare, che abbia autorevolezza, ma non che insulti: una cosa del genere non mi era mai capitata”.