Un’annata piena di restrizioni nei confronti dei tifosi del Catania in trasferta, nella stagione recentemente trascorsa. Non solo l’amarezza per la doppia retrocessione consecutiva, dalla A alla Lega Pro. Anche la mortificante e frequente negazione di accedere agli impianti sportivi che hanno ospitato le partite dei rossoazzurri.
Il Casms ha contribuito a creare ansie nella tifoseria etnea, alla luce delle tante partite vietate ai supporters catanesi lontano dallo stadio Angelo Massimino. Persino gare in cui, storicamente, non si sono mai registrati problemi di ordine pubblico. Fino ad arrivare alla cervellotica decisione di dire no ai tifosi catanesi ad Agrigento, dopo che i circuiti di vendita dei biglietti avevano inizialmente dato il via libera senza alcun intoppo.
Più volte problemi di natura organizzativa hanno messo a dura prova la calma e la pazienza dei tifosi aventi tutto il diritto di assistere ad un incontro di calcio senza divieti. Un fenomeno triste, che non è configurabile con la vera essenza di questo sport. Tutti i derby giocati dal Catania nel recente campionato di terza serie fuori casa sono stati disputati in assenza di tifosi catanesi. Sarà così anche quest’anno e con l’aggiunta del derby con il Siracusa?
Qualcosa d’inaccettabile perché le restrizioni allontanano sempre di più la gente dagli stadi e portano a vivere il calcio come se non si trattasse di un gioco ma quasi di una questione di vita o di morte. Va bene il rispetto della sicurezza e la ricerca di rimedi efficaci per favorirla, ma sarebbe meglio dare un segnale di normalizzazione al calcio italiano. Rendendo l’idea che lo sport è autentico quando la gente lo segue sugli spalti e venga vissuto come tale.