Società economicamente sana e finanziariamente solida, con un bilancio in attivo, fiore all’occhiello del calcio italiano, plusvalenze ed un’impeccabile valorizzazione dei calciatori approdati ai piedi dell’Etna. Non molti anni fa era questa la realtà del Catania. Nostalgia di un passato glorioso per una società che seppe costruire le proprie fortune attraverso un’oculata ed attenta gestione societaria.
Spendendo ma non spandendo, allestendo organici che facevano la differenza in Serie A. Un giocattolo perfettamente funzionante prima dell’arrivo di Pablo Cosentino nei quadri dirigenziali e, in generale, della ristrutturazione societaria di un Catania non più modello da seguire.
A giudicare dalle elevate spese sostenute e dal robusto peso degli ingaggi perfezionati nelle ultime annate con una situazione debitoria non indifferente e risultati sportivamente poco edificanti per una realtà importante come Catania, il club rossoazzurro non può più considerarsi un modello da seguire.