Il calcio è un microcosmo della realtà molto interessante, contiene tutti gli elementi, o quasi, del mondo ordinario e anche di quello straordinario, nell’ordinario ci metto dentro i comportamenti miopi e truffaldini, lo spreco economico, la passione esacerbata e quella sana, le retribuzioni spropositate e la forza persuasiva e condizionante, l’inutilità di certi gesti e l’esagerazione identificata.
Nell’altro piatto della bilancia, cioè lo straordinario, ci mettiamo, e già equilibra, quella magnifica e genuina voglia di avere qualcosa in cui credere e per cui tirare fuori quei sentimenti di totale amore di tipo incondizionato, quale la fede in una semplice maglia di colore rossazzurro, per me la più bella che ci sia, mentre odio quella schifezza mimetica paramilitare ogni tanto usata che porta veramente male.
Non mi dilungo ancora sul cosmo calcio, confesso di avere mollato formalmente la squadra nelle ultime giornate, una parte di me più razionale ha provato una serie di emozioni e mood esserici quali irritazione (causata da una mancanza cronica di gioco), per passare poi allo sconcerto quasi vomitante (provocato dalle incredibili occasioni sprecate in serie in primis da Calil, Castiglia, Russotto e Plasmati), lo sconcerto si è successivamente tramutato in indifferenza, che è la cosa che più mi ha fatto male facendo a fettine sottili tipo bresaola valtellinese il mio orgoglio di tifoso dell’Elefante. La bresaola comunque è ottima!
Per uscire dalla depressione seguìta a cotanto carico emozionale sono stato costretto a simpatizzare per le gesta di Crotone e Trapani, e ad oggi i medici non sanno dove questa condizione possa portarmi!
Forse in serie A con i granata.
Adesso una nuova cura fatta di ascolto assiduo per 48 ore di fila di rock new wave (Joy Division, New Order, Cure, Simple Minds, ecc..) sembra aver ristabilito un giusto Ph rosso e un sufficiente tasso alcalino quasi azzurro, per cui sono uscito dal semi coma e ritrovata l’energia per accendere quel motore della vita che si chiama Fede.
Per noi Catanesi il rifiorire è stato da sempre il viatico obbligatorio per affrontare la malasorte di terremoti ed eruzioni connotanti la nostra storia, abbiamo sempre avuto la forza di valicare il contingente e guardare avanti anche quando sembrava tutto perduto. Mi perdonino gli avi e i padri ancestrali del confronto impervio, solo per dire che evitato lo sprofondamento si può ipotizzare un futuro normale, con un team calcistico che inizi il suo campionato senza handicap.
Ritrovato me stesso e consapevole che occorre una guida tecnica innovativa che guardi al gioco come divertimento e coinvolgimento del pubblico e che quest’ultimo è l’ingrediente fondante di una stagione allegra senza cadaveri nei cassetti, continuerò a immaginare e desiderare una squadra che sforna cross a tempesta, che conclude a rete dal limite con forza, che corre più degli avversari e che, quindi, concretizza con merito le occasioni costruite imponendo la propria idea di gioco.
Noi tifosi vogliamo in sintesi vedere appartenenza e brillantezza tecnico-tattica, manovre dinamiche e calciatori maturi (non d’età ma nel cuore) e vogliosi di riportare il club a livelli degni della città e della sua storia calcistica. Se così li spingeremo oltre ogni ostacolo.