CATANIA: valutazione dell’operato della dirigenza in questa difficile stagione

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Giuseppe Bonanno

Come valutare il lavoro svolto dalla dirigenza del Catania? Sono stati mesi di estrema difficoltà. Soprattutto in estate, quando lo sviluppo dell’inchiesta “I Treni del Gol” ha fatto tremare una città intera, già devastata dalla retrocessione in B e dalla salvezza acquisita solo in extremis, sul campo, in B. Retrocedere d’ufficio in Lega Pro con una robusta penalizzazione in classifica è stata una mazzata tremenda per il club e la tifoseria.

La società, però, ha assicurato continuità gestionale nonostante tutto. Si è liberata di tantissimi onerosi ingaggi, e non era affatto semplice. Mole di lavoro enorme anche a livello amministrativo, sbrigando nel più breve tempo possibile tutte le pratiche legate all’iscrizione del Catania al prossimo campionato ed al pagamento degli stipendi.

Via-vai continuo di calciatori a Torre del Grifo, Giuseppe Pancaro ha lavorato in ritiro in condizioni deficitarie. In poco tempo la dirigenza ha ceduto numerosi atleti e, al tempo stesso, si è ampiamente attivata sul mercato in entrata. Affidandosi ad un gruppo interamente rinnovato e molto competitivo sulla carta ma consapevole delle difficoltà che avrebbe trovato lungo il percorso.

Difficoltà che, ad inizio campionato, sembrava si potessero brillantemente superare se si giudica lo scoppiettante avvio in termini di prestazioni e risultati. Poi, dopo la prima sconfitta in Lega Pro a Caserta, probabilmente qualcosa si è rotto. Il Catania ha perso la magia iniziale e, forse, la società avrebbe dovuto gestire diversamente la situazione. Alti e bassi fino ad arrivare al cosiddetto mercato di “riparazione”.

Un mercato che, a conti fatti, non ha determinato quel quid di cui la squadra necessitava. Le cessioni di elementi come Scarsella e Di Grazia hanno indebolito l’organico, prova ne sia che entrambi hanno concretamente contribuito a fare le fortune di Cremonese ed Akragas. La scelta della triade rossoazzurra di esonerare Pancaro, rimpiazzandolo con Moriero, non si è rivelata altrettanto felice nonostante il tecnico leccese abbia assicurato tanto impegno e cercato di trasmettere grinta ad una squadra in affanno.

Nel finale di stagione, però, il Catania è sembrato essere più squadra e proprio in extremis è arrivata la salvezza che ha posto fine all’incubo di una terza retrocessione di fila. Globalmente la società ha commesso degli errori ma non si può disconoscere il fatto che sia stato durissimo operare nelle condizioni sopra menzionate. Pregi e difetti per quanto concerne il lavoro svolto dalla dirigenza, dunque. Ripartendo da basi più solide e nell’attesa di conoscere le ambizioni della proprietà, il Catania può costruire qualcosa di produttivo ed importante nel tempo.