Catania, così non va. Le parole del dirigente rossoazzurro Fabrizio Ferrigno certificano la delicatezza del momento in casa etnea, sottolineando la mancata compattezza dell’ambiente e delle componenti che circondano il Catania. Relativamente alle considerazioni sul derby perso ad Agrigento, non vi è dubbio alcuno che l’arbitraggio abbia avuto la propria incidenza negativa.
Almeno un rigore andava fischiato agli etnei ma, soprattutto, nei singoli episodi la direzione arbitrale di Viotti non ha convinto. Ben presto il “fischietto” di Tivoli è finito nel pallone, gestendo in maniera tutt’altro che impeccabile una partita decisamente nervosa. Menzione a parte merita la sfortuna. Le numerose occasioni costruite dagli etnei, in tempi normali, sarebbero state destinate ad essere concretizzate.
Il Catania ha davvero sprecato di tutto evidenziando tanta sfortuna ma, in questi casi, esiste anche una percentuale non indifferente di responsabilità. Se la squadra di Moriero non è andata a segno più di due volte, la motivazione principale è da ricercare nell’incapacità di depositare la palla in fondo al sacco.
Cosa che, invece, l’Akragas ha fatto ma giocandosi la carta dell’umiltà. Qui, soprattutto, il Catania non si è dimostrato all’altezza. Perchè malgrado si fosse manifestata la volontà di rimontare, l’Elefante sarebbe dovuto scendere in campo già nelle battute iniziali adottando un atteggiamento propositivo ed aggressivo.
Al termine dei 90 minuti è stata premiata la grinta dei padroni di casa che a lungo sono stati costretti a giocare in inferiorità numerica. Ecco perchè il Catania deve fare mea culpa non trovando sufficienti giustificazioni per un ko pesante da digerire e che aggrava ulteriormente la classifica dei rossoazzurri.