VISTA DALLA SUD: “Gli effetti della sindrome di Pancaro e l’abuso di sofferenza”

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Catania vs Casertana

La sofferenza è uno dei carburanti dei piani sottili più potenti ma guai ad abusarne.

C’è la forma pseudo buddista della chiusura in piccole celle semi buie per mesi per temprare il carattere e certe debolezze innate, c’è la forma pseudo cristiana della autofustigazione con corda, c’è la forma sadomaso fatta di cinghie ed altre assurde forme di umiliazione, c’è la sofferenza volontaria che migliora la condizione spirituale grazie all’adempimento di certi speciali doveri.

Nella sofferenza tipica del tifoso catanese degli ultimi tre anni abbiamo avuto un pò di tutto e anche altro in un mix veramente unico e impareggiabile.

Ormai siamo sempre meno a popolare il vecchio Cibali, lo zoccolo duro si sta sfaldando sotto le coriacee insistenze di un mister che è affetto dalla sindrome del ‘se cambio modulo muoio’ (il suo ego), oppure proprio non sa attuare altra soluzione? O ancora avendo investito tutto il suo patrimonio tecnico tattico in quella direzione non ha più sale in zucca per tentare di cambiare in corsa, sta di fatto che i calciatori si sono imbrocchiti forse anche stanchi di vedersi tatticamente dominare da quasi tutte le partecipanti al torneo di Lega Pro.

Mi pare che sia arrivato l’esonero, lo ripeto umanamente mi dispiace ma la dichiarazione di non conoscere la parola dimissioni ha sostanziato ancor più la convinzione dei tifosi che questo Pippo Pancaro sia anche un bel presuntuoso oltre che ostinatamente cocciuto.

Legrottaglie docet, l’ex rossazzurro forse riconoscendo i propri limiti professionali (avrà tempo e modo per rifarsi!!) lasciando il timone della squadra dei templi ha dimostrato quell’umiltà che l’uomo di Acri non conosce liberando quelle energie che non riusciva più a far emergere, e il carneade Rigoli che fa? Ben sei vittorie di fila lanciando un gioiello rossazzurro e catanese di razza come Di Grazia.

Quest’ultimo è il rammarico di Diego, simpatico catanese di 33 anni, precario della muratura locale con due figli a carico e un futuro sempre più incerto, la riflessione su Di Grazia è sua insieme ad un affetto per la squadra che mi lascia sempre una sorta di emozione commossa di cotanta partecipazione e amore per la maglia.

Ho visto la partita con la Casertana con lui, e ci siamo rapportati come amici di vecchia data accomunati dall’aver visto ancora una volta uno stravolgimento delle leggi della fisica e della cinematica nella girata di Russotto capace di alzare la sfera a campanile da 3 metri scarsi dalla porta campana superando la guglia di San Nicola, sperando che ciò non porti proprio male, un capolavoro balistico estrema chiosa dell’era pancariana.

Un vero artista della parola in curva disse: “Non sì cosa di stare na nostra panca Pippo Pancaro”, sintesi del popolo che ha detto basta, con delizioso coro di voci angeliche (bambini della Sud) che pompavano un ineccepibile : “vattene”, io ero con loro, anzi ho iniziato io, sono ancora un bambino che vuole vedere calcio e non più ostinazione sterile e gioire di andare al campo per respirare la città e i suoi grandi tifosi.