CATANIA: aggrappati alla speranza. Quel “Massimino” così, un colpo al cuore

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Catania vs Lecce
Tifosi rossoazzurri contestano durante lo svolgimento di Catania 0-0 Lecce (stagione 2015-16).

Tristezza e nostalgia. Sono le parole principali che caratterizzano i pensieri dei tifosi nel vedere il Catania così in difficoltà ed uno stadio Angelo Massimino con spalti semi vuoti. Sabato scorso, in occasione del confronto casalingo contro il Lecce, era davvero desolante la visione dello storico impianto sportivo catanese con soli 7.375 spettatori presenti. Numeri che non hanno nulla a che fare con la capienza di uno stadio che, in tempi decisamente migliori, faceva registrare ben altra affluenza.

In qualsiasi categoria i tifosi etnei non hanno mai fatto mancare il loro sostegno alla causa, ma quando vieni da due annate terribili con una doppia retrocessione, quando riscontri difficoltà anche in Lega Pro e non si conosce esattamente il futuro del club, i risultati stentano ad arrivare e la squadra fatica sul piano del gioco, l’entusiasmo cala. Ed è comprensibile.

Triste riscontrare una tifoseria in aperta contestazione, pochi sorrisi e ansia in un ambiente depresso. E pensare che fino a pochi anni fa al “Massimino” si giocava in Serie A ed il Catania era un bellissimo giocattolo. L’Elefante lottava a spada tratta con chiunque, persino contro le big del calcio italiano centrando risultati straordinari ed arrivando a sognare uno storico piazzamento in Europa nel 2013.

Tanti i bei ricordi della gestione Pulvirenti, ma i disastri degli ultimi anni stravolgono e rovinano quanto di eccellente fatto nelle annate d’oro. Dalle stelle alle stalle, il Catania ha trovato una nuova dimensione. Eravamo abituati a rimanere ammaliati di fronte al fascino di un “Massimino” traboccante di gente ed euforia attorno ad una partita, a vivere l’emozione delle promozioni dalle categorie inferiori alla A.

Una scalata meravigliosa che ha fatto sognare ad occhi aperti il popolo rossoazzurro. Oggi le scale sono percorse in discesa ed al buio. Buio pesto, senza l’evidenza di una via d’uscita ma aggrappati ad una parola che si chiama speranza. La speranza di riaccendere la luce, che questo periodo passi in fretta. Tutto dipenderà dall’evolversi dei prossimi mesi. Vivere o morire, auspicando un futuro rinnovato e consono al blasone dell’Elefante.