Ai microfoni di Radio Studio Italia, nel corso della trasmissione Universo RossoAzzurro condotta da Igor Pagano in collaborazione con Donato e Livio Giannotta di TuttoCalcioCatania.com, in vista di Catania-Matera è intervenuto l’ex calciatore del Catania Nino Leonardi che ringraziamo per la cortese disponibilità.
Il Catania è reduce da zero vittorie nelle ultime partite e tre pareggi consecutivi…
“Effettivamente, dopo l’ultima vittoria conseguita al cospetto della Paganese, la squadra non ha reso come avrebbe dovuto. Considerando le qualità intrinsecamente legate nel dna dei rossoazzurri, si potrebbe anche pensare e sperare che possano riuscire ad agganciare il treno dei playoff. Personalmente credo in questo gruppo e che entro la fine dell’attuale sessione di calciomercato arriveranno quei 2-3 elementi utili per colmare delle lacune. Parliamo di un campionato difficile e ricco di insidie, specialmente per quanto riguarda i campi campani”.
Considerando praticamente certo l’arrivo di Bombagi, quanti altri giocatori acquisteresti se tu fossi il direttore sportivo?
“In primis la società dovrebbe comunicare alla stampa, e quindi alla tifoseria, i propri obiettivi che ha intenzione di perseguire in questa seconda parte del campionato. Sono dell’idea che durante il calciomercato di gennaio, quei 2-3 acquisti che verranno perfezionati saranno indicativi circa i reali obiettivi che la società si è prefissata. Io speravo molto nel ragazzo ex Reggiana, Giannone. L’ho visto giocare a Reggio Emilia avendo lì alcuni miei ex compagni di squadra come Ciceri, Spagnolo e Bernardis. Mi hanno detto che si tratta di un trequartista veramente dotato di talento, classe, fantasia e che, senz’altro, avrebbe potuto fare la differenza. Poi ho saputo che, alla fine, il giocatore ha scelto Caserta, non so se per questioni di natura economica, perché purtroppo questo tipo di mercato lo padroneggiano i procuratori. Comunque da catanese mi aspetto che il Catania lotti per il raggiungimento playoff perché elementi come blasone, nome ed immagine meritano indubbiamente categorie superiori. Inoltre spero che la situazione societaria possa definirsi completamente e stabilizzarsi. Magari che la società possa essere affidata ad un imprenditore che abbia veramente a cuore le sorti del club e della città. Senza dimenticare che, per una città come Catania, l’appartenenza ad una categoria come la Lega Pro risulti a dir poco penalizzante, oltre quelle che sono le vicende meramente sportive. Mi riferisco, ad esempio, alle attività commerciali ed industriali”.
Quanto è importante per un catanese come te essere stato inserito nell’iniziativa dei murales rossoazzurri?
“Ricordo che a dicembre è stato effettuato questo sondaggio. I nostri padri ed in generale i più anziani si ricordano anche degli anni passati, gli anni ‘60 ed addirittura i ‘30/’40. Io me li ricordo abbastanza bene perché sono un appassionato, uno che conosce squadre e formazioni grazie a mio padre e a mio nonno che mi hanno trasferito i loro valori e l’attaccamento ai colori rossoazzurri. Conservo di persona una miriade di fotografie storiche che raffigurano i grandi giocatori che, nelle varie epoche storiche, hanno indossato, onorato e venerato la maglia rossoazzurra, dando tantissimo alla causa etnea. Ad ogni modo, sono stato tra gli eletti ed immaginate cosa significhi per un vero catanese come me. In alcune interviste ho attribuito grandi meriti a chi ha ben costruito e creduto in giocatori del mio tempo. Ad esempio ho dato il giusto tributo ad allenatori delle giovanili come Caruso, Cappello e Melo Russo. Tutte persone che ci hanno fatto crescere, dai quali abbiamo ricevuto insegnamenti e che ci hanno fatto diventare ciò che siamo stati. Ragazzi come me, Cantone, Chiavaro che hanno sofferto, considerando tutte le vicissitudini del tempo, perché allora non erano i tempi di oggi. All’epoca i giornalisti pretendevano che a venire fosse gente che parlasse solo lombardo, veneto. Invece dalla parte nostra c’è sempre stata vicina la tifoseria. In prima persona posso confermare quante volte ci sia stata vicina, specialmente in momenti difficili, sostenendoci ed incoraggiandoci. Non posso dimenticare gli 11 anni trascorsi a Catania e con grande affetto devo ringraziare tutti quanti. Un attestato che veramente mi riempie di orgoglio e nello stesso tempo mi fa capire cosa concretamente sia il Catania e la sua tifoseria, per i quali abbiamo dato tutto il cuore. La maglia etnea era la mia pelle”.
Saprai che nell’ultima trasferta giocata allo stadio ‘San Vito – Luigi Marulla’ di Cosenza, i tifosi hanno esposto uno striscione di solidarietà per Giuseppe Russo. Ragazzo catanese che, nonostante la sua forte appartenenza ed orgoglio di vestire la casacca rossoazzurra, è stato impiegato poche volte nell’arco del campionato. Secondo te, come mai risulta così difficile essere, per così dire, dei buoni profeti in patria?
“Purtroppo esiste questa cultura, specialmente qui al sud, di non poter diventare profeti in patria. Ma, al contrario, questa dovrebbe essere una mentalità ormai superata. Il giocatore catanese può e deve essere in grado di dare molto. Già nascere in questa città e avere sognato un giorno di vestirne i colori farebbe in modo che il calciatore desse per la maglia tutte le sue risorse e, anzi, metterebbe anche quel qualcosa in più rispetto a quello che potrebbero dare gli altri. Quando si gioca nella propria città tendono spiccatamente ad emergere sentimenti, valori ed attaccamento che, al contrario, andrebbero persi e questo non dovrebbe accadere. Nella fattispecie di Giuseppe Russo non sono a conoscenza, nei dettagli, se esistano dei precisi accordi contrattuali o col procuratore od ancora particolari scadenze. Senz’altro direi al giocatore di fare di tutto per rimanere ed anzi di dichiararlo apertamente, magari indicendo una conferenza stampa, con il preciso scopo di fare conoscere i propri sentimenti all’ambiente e, dunque, alla tifoseria. Il ragazzo potrebbe dare nel campionato in corso un importante contributo, anche in forma maggiore rispetto a quello che, finora, gli è stato consentito”.