Finalmente, dopo le invocazioni divinatorie, le scaramanzie rituali e le toccatine augurali, un fine settimana con il sorriso, mi sorprendo di me stesso e della differenza esserica che una vittoria con buona prestazione possa provocare nella mia presenza.
La dura e lieta vita del tifoso rossazzurro!
Ero in ritardo, nelle feste si sa, alle tre meno venti posteggio in via santa Sofia dove abita mio padre terrestre, vado di fretta e giù nella discesa, scorgo qualcuno sulla Curva Sud. Temevo la disaffezione, agli ingressi nessuna fila, ai tornelli tolgo gli occhiali, un addetto mi dice “Complimenti”: sono un ragazzo ben educato.
La prima rampa di scale mi regala dalla speaker un NUMERO UNO Liverani. Un mezzo sorriso illumina il mio volto, sono sempre un ragazzino, il resto delle scale della Curva mi consegna la formazione tipo tranne, peccato, Castiglia. Ci siamo, poche anime sugli spalti ma la temperatura del tifo è andante tiepida con pronto l’acuto, il cuore rossazzurro non può essere stroncato da papere e papaveri.
Applauso di bentornato al nostro numero uno, con lui non abbiamo mai perso né in casa né fuori, così inizia una partita con l’augurio dell’inviolabilità sigillata da un super mega paratore di Luca che da terra in uscita stira il suo sinistro a respingere la conclusione velenosa dei paganesi. Eravamo sul due a zero e il tono semi pimpante dei nostri è rimasto tale, non abbiamo subito l’effetto Martina (vi ricordate quando, dopo avere dominato, siamo sprofondati nella depressione nera al primo gol dei pugliesi?).
Un piccolo aneddoto dalla Curva Sud: sull’azione del secondo gol, un signore dall’aspetto giovanile seppur canuto assai, si alza e dice “Invochiamo uno dei nostri”. Vaticina Pelagatti. Come per incanto, sugli sviluppi di un corner. il buon Carlo batte a rete da consumato bomber, gli astanti lo guardiamo. Come ha fatto a indovinare? All’uscita mi ha spiegato che per alcune leggi a lui note se l’indirizzamento di cuore-mente è in sincrono di almeno tre presenze, l’entità invocata riceve una, diciamo, benedizione, che materializza l’intento. Io soddisfatto di tale spiegazione lo abbraccio e dico alla prossima, amico.
Ma la ciliegina sulla torta la regala un vero giocatore, l’altro portiere, Marruocco. La sua incursione da fuoriclasse, oltre a due parate da consumato estremo difensore, è da incorniciare nella memoria. Poteva arrivare in porta, mettendo a nudo la scarsa propensione del nostro centrocampo alla chiusura degli spazi.
Ci ha donato un sorriso e il pubblico si è sganasciato nel vedere un atleta quadrato (una corporatura particolare quella del capitano della Paganese) volare per il campo e ritornare in porta tra gli applausi divertiti ed ammirati dei catanesi sugli spalti. La lezione di Marruocco è stata che il calcio è un gioco e, se aleggia questo spirito, possiamo goderci lo spettacolo.
Per finire grazie a tutti i tifosi, alla squadra, al tecnico e soprattutto a Liverani che, come ha detto Pancaro, si è fatto trovare pronto, anzi, prontissimo da grande atleta e professionista e chi se ne frega se è in prestito!
Buone feste dalla Curva Sud