Chiacchiericcio e polemiche sterili sulle richieste di Stefano Palazzi relative al “caso Catania”
Cosa succederà in ambito giudiziario? Aumenta la curiosità tra i tifosi. Le richieste formulate da Stefano Palazzi sono ormai note. Il Catania potrebbe ripartire dal campionato di Lega Pro con cinque punti di penalizzazione, ma si attende la decisione del Tribunale Federale che arriverà nei prossimi giorni. Nel frattempo aumenta considerevolmente la pressione mediatica. Il “caso Catania” viene visto legittimamente come un vergognoso scandalo, ma da più parti la stampa nazionale lancia pesanti accuse al sistema calcio.
Tra chi parla di Figc che meriterebbe il commissariamento, chi si sofferma su presunti “aiutini” nei confronti dell’ex Presidente Antonino Pulvirenti e altri che parlano di “buffetto” nei confronti del Catania, si è creato un clima teso a sbattere il mostro in prima pagina sostituendosi alla sentenza di un Tribunale. Inequivocabile la gravità dei fatti contestati, ma nel contesto di una vicenda in cui non si sa ancora con contezza se i risultati delle gare siano stati alterati.
Del resto, ad oggi, non è saltato fuori uno straccio di prova di chi abbia venduto le partite. Va ancora dimostrato ed è doveroso ricordare come l’articolo 24 sia venuto in soccorso del Catania e dello stesso Pulvirenti, il quale ha confessato le proprie responsabilità assumendo un atteggiamento collaborativo in ogni grado di giustizia. Elementi che incidono parecchio secondo quanto espressamente indicato dalla legge. Retrocedere d’ufficio in terza serie con qualche punto di penalizzazione è una pena che ci può stare.
Ed è altresì d’obbligo ricordare che sono svariati i casi d’illecito sportivo che, nel corso degli anni, si sono manifestati. Frodare va contro ogni principio sano di sport, tradisce la fiducia dei tifosi e di tutti coloro che seguono il calcio. Ma già in occasione di alcune parole che ci permettiamo di ritenere “infelici” di Abodi si è rimarcata, in questa sede, l’importanza di non sostituirsi al parere dei giudici prima delle sentenze.
Lo facciamo anche in questa occasione rivolgendoci a tutti coloro che ritengono che “demolendo” calcisticamente la passione di un’intera città e di una straordinaria tifoseria si ottenga la pronta risoluzione di un problema che attanaglia l’Italia a 360 gradi. Non basta condannare la squadra etnea per fare giustizia come se Catania fosse il cancro del calcio italiano. Urge, invece, estirpare le radici attraverso iniziative serie di controllo e prevenzione con leggi specifiche da fare rispettare. Contribuendo ad evitare, così, la fuga incessante dei tifosi dagli stadi e restituendo, al nostro calcio, la bellezza di un tempo.