Fa discutere ai piedi dell’Etna la decisione del Tribunale Federale di peggiorare la pena inflitta al Catania
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. La forte pressione mediatica ha spinto la giustizia sportiva a stravolgere le richieste del Procuratore Stefano Palazzi. Perché di stravolgimento si parla. Più che raddoppiata la pena suggerita da Palazzi, pesantissima sanzione finanziaria nei confronti del Catania e partecipazione al prossimo campionato di Lega Pro resa ancor meno agevole.
Ripartire dalla terza serie con un handicap di ben 12 punti, infatti, individua per il Catania mille difficoltà con il rischio concreto di retrocedere in Serie D. Che poi sarebbe la categoria auspicata da gran parte della stampa nazionale e dal Presidente della Lega B Andrea Abodi, vista come punizione esemplare per chi si macchia di illecito.
A conti fatti, però, con la decisione presa in sede di processo di primo grado a pagare un prezzo molto alto sono la città ed i tifosi del Catania più che i reali protagonisti in negativo della vicenda. Non è questo il senso della formula: “La legge è uguale per tutti”. No, non lo è. Anche perché in passato non ricordiamo lo stesso accanimento mediatico. Riscontriamo, inoltre, ben altro metro di giudizio adottato dagli organi federali in svariati casi parimenti gravi che si sono verificati nella storia.
E’ evidente che il calcio italiano necessiti di una seria ripulita ma non si può pensare che schiacciare un insetto nel contesto di una giungla sia sufficiente per il raggiungimento dello scopo. Risulta necessario, piuttosto, rinnovare profondamente il codice di giustizia sportiva e prevenire con tempestività ed efficacia qualsivoglia tipo d’illecito.