Roberto Di Martino ritiene che il fenomeno scommesse abbia ingigantito il problema legato alle combine
Il pm di Cremona Roberto Di Martino, molto attivo nelle inchieste di calcioscommesse che investono il calcio italiano, parla di “mentalità sbagliata” nei giocatori, delle modalità di realizzazione della frode sportiva e dell’importanza dell’uso delle intercettazioni. Lo fa attraverso alcune dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport:
“All’inizio pensavo fosse un fenomeno limitato alla Lega Pro, sbagliavo. Si può truccare benissimo anche un match di Serie A, negli atti ci sono esempi lampanti. I giocatori sono avvicinabili e corruttibili. Non tutti, ovvio. Ma quelli non coinvolti faticano a denunciare i compagni. L’omertà è una regola e se di mezzo c’è il club, diventa ancora più pressante. Chi parla viene isolato, come è accaduto a Simone Farina”.
“Fino a quando la mentalità sarà questa, le combine sono sempre possibili. Il fenomeno scommesse ha solo ingigantito un problema che c’era già. C’è una mentalità sbagliata nei calciatori, forse inculcata fin dalle giovanili. Credono sia normale un accordo tra due squadre unite dallo stesso interesse in classifica. Invece è un reato. Penale e sportivo”.
“La frode sportiva si realizza se due o più soggetti si mettono d’accordo in modo concreto su un risultato. Come hanno stabilito alcune sentenze della Cassazione. Si altera la classifica, causando un danno a un terzo soggetto. Certo, se l’accordo è tacito e non si può dimostrare, sarà etichettato come un comportamento antisportivo e basta. Ma se dai pensieri si passa alle parole, allora le cose cambiano”.
“La semplice combine dall’autunno 2014 porta a condanne da 6 a 9 anni e permette agli inquirenti di usare le intercettazioni anche senza l’associazione, non facile da contestare. Gli arresti di Catanzaro e Catania hanno dimostrato quanto sia importante avere questi strumenti investigativi. L’inchiesta sul calcioscommesse ha numeri enormi”.