Il Catania venne retrocesso per illecito sportivo dalla Serie A alla B negli anni ‘50
E’ di grande attualità, in questi giorni, il tema dell’illecito sportivo in casa Catania con accuse pesanti rivolte alla società rossoazzurra. Nella storia del club etneo c’è un precedente, attraverso il quale venne certificata la retrocessione dalla Serie A alla B del Calcio Catania. Era la stagione 1954-55, Piero Andreoli sedeva in Catania con Giuseppe Rizzo Presidente.
Militavano in squadra giocatori importanti come Vittorio Ghiandi (che in quell’annata fu il migliore marcatore etneo con 11 reti all’attivo) e Karl-Heinz Spikofski. I rossoazzurri conclusero il campionato al dodicesimo posto con 30 punti conquistati come Lazio e Triestina, ma lo “scandalo Scaramella” comportò la retrocessione a tavolino degli etnei nel 1955.
Lo scandalo nacque dalle dichiarazioni dello stesso intermediatore dell’illecito, Giulio Sterlini, che indicò come falsate le gare in cui gli etnei avevano ospitato l’Atalanta il 22 dicembre 1954 ed il Genoa il 7 marzo 1955. Sterlini aveva ricattato il Catania per il suo silenzio ma, quando le sue richieste non furono eseguite dal club etneo, ammise agli inquirenti di aver contattato Salvatore Berardelli per aiutarlo a corrompere suo cognato, l’arbitro Ugo Scaramella.
Sterlini indicò la somma, pari ad un milione e mezzo di lire, versata a Scaramella dal Catania tramite il vicepresidente rossazzurro, avvocato Giuseppe Galli: quando la commissione inquirente vide i libri contabili del club, vi ritrovò esattamente tre uscite dello stesso importo, destinatario Galli, in corrispondenza temporale con le gare sospette. Lo stesso Galli non seppe dare alcuna spiegazione alternativa a tali uscite di cassa, rifiutandosi di fornire l’estratto conto bancario. La sentenza giunse quindi il 6 agosto, ed il Catania fu estromesso dal campionato di Serie A.