L’ex centrocampia del Catania Matteo Rossi ha giocato ai piedi dell’Etna negli anni ‘90
Classe 1971, Matteo Rossi ha indossato la maglia del Catania nella stagioni 1997-1998 e 1998-1999 ricoprendo il ruolo di centrocampista. Oggi, a distanza di tempo, Rossi rilascia alcune curiose dichiarazioni che si riferiscono al periodo di militanza ai piedi dell’Etna. Lo fa ai microfoni di sportlive.it:
“Prima i giocatori più forti prendevano cifre importanti, diciamo fino al 2003-2004. Io i contratti migliori li ho firmati a Catania: una volta, al Sud, pagavano di più, perché c’è molta pressione. Giocare a Catania in C è come stare in B o in A: alle nostre partite venivano 18.000 spettatori”.
“Un episodio spiritoso, fino a un certo punto, lo ricordo a Catania: quell’anno arrivammo quinti o sesti, ma lì era come essere ultimi. Dopo una gara pareggiata in casa, andammo a fare l’allenamento successivo allo stadio: una volta usciti, trovammo 150 tifosi ad aspettarci, pronti a contestare l’allenatore, Giovanni Mei”.
“Io e altri quattro giocatori abitavamo tutti nello stesso comprensorio di case e uscimmo per ultimi, insieme al tecnico: finimmo quindi in mezzo al parapiglia. Arrivarono allora le macchine della Polizia: ci fecero salire di corsa e ci portarono a casa, mentre i tifosi sui motorini ci rincorrevano”.
“Uno di questi miei compagni – che veniva dal Nord – era talmente impaurito da prendersela con Mei, che l’aveva voluto a Catania. Pur essendo preoccupati, ridemmo di quest’atteggiamento. Il nome del mio compagno? Non lo dico! Ma è uno che ha giocato a lungo in B”.
“Sono realista: se ho sempre fatto la C, vuol dire che quella era la mia categoria. Non sono tra coloro che si lamentano di esser stati sfortunati o di aver incontrato qualcuno che non li ha fatti arrivare. Non ho mai avuto infortuni. A parte due anni a Catania, dove ho avuto problemi al menisco esterno e una distorsione alla caviglia, ho sempre giocato 30-35 partite all’anno”.