Riassaporato il gusto dolce dei tre punti, ma il Catania non molli la presa
Ben tornata vittoria! Il Catania interrompe finalmente il digiuno di vittorie riassaporando il gusto dei tre punti nel contesto di una partita molto difficile. L’Avellino era una squadra in salute nonostante gli ultimi risultati e lo ha dimostrato sul rettangolo di gioco. Diciamoci la verità, la sconfitta biancoverde è immeritata per quanto espresso nell’arco dei 90 minuti. Un super Terracciano ha mantenuto inviolata la propria porta negando frequentemente la gioia del gol alla compagine irpina. Gran parte dell’1-0 difeso a denti stretti è merito suo ma tanto cuore, tanta grinta ha messo in mostra tutto il Catania.
Ogni giocatore si è sacrificato per il bene comune, superando le difficoltà a testa alta. Avellino tra le migliori squadre apprezzate al Massimino sul piano del gioco, mentre il Catania ha probabilmente disputato una delle migliori gare sotto il profilo della compattezza, mettendo in risalto una spiccata capacità di soffrire. Nulla si può rimproverare agli etnei in termini d’impegno.
La delicata situazione di classifica pesa psicologicamente sul Catania, lo si evince chiaramente dal fatto che il gioco latiti e, determinate occasioni da gol, non vengano sfruttate a dovere. Si poteva e doveva chiudere la partita perché c’era la possibilità di farlo, questo concetto non è stato ancora ben assimilato dalla squadra che, proprio alla luce delle difficoltà incontrate in fase di realizzazione, ha corso ancora una volta il rischio di farsi rimontare.
Al di là dei rischi, però, il Catania è riuscito a centrare i tre punti ed è la cosa che più conta in un momento del genere. Il rigore trasformato da Calaiò al 42’ è una bella boccata d’ossigeno in vista della trasferta di Varese e va elogiato lo spirito di gruppo. Era ora che il Catania tornasse a vincere ma lasciamo stare i facili entusiasmi, tra pochi giorni c’è un’altra finale da giocare ed i rossoazzurri sono ancora in piena zona retrocessione. Concretezza e attenzione non potranno venire a mancare per alimentare le speranze di salvezza.